Frontiere aperte e scuola in presenza, le nuove linee guida d’Israele
L’impegno che accomuna i diversi governi di fronte alla pandemia è quello a mantenere il più possibile i propri paesi aperti. Le disposizioni che arrivano da Israele ne sono un chiaro esempio. Nonostante un significativo aumento dei contagi – il numero più alto registrato da un anno a questa parte (oltre 17mila) -, dalle scorse ore i confini del paese sono stati riaperti ai cittadini stranieri e diverse misure legate alla scuola sono state allentate. Rispetto al sistema scolastico, il Primo ministro Naftali Bennett ha annunciato la fornitura gratuita dei test antigenici a domicilio a studenti e personale docente. “Ogni bambino e membro del personale riceverà tre kit di test. Abbiamo avuto cura di consegnare le scorte alle scuole in modo tempestivo”, ha detto Bennett all’inizio della riunione di gabinetto. “Siamo in contatto con le catene di farmacie per abbassare i prezzi dei test, che caleranno in ogni caso nel prossimo futuro”, ha aggiunto il Premier. Un calo, ha spiegato, legato all’arrivo sul mercato israeliano di nuovi test Covid fai da te. Una necessità alla luce della scelta dell’esecutivo di riservare quelli molecolari gratuiti (Pcr) solo per alcune fasce di età e per gruppi considerati a rischio. Questo per evitare quanto accaduto nelle scorse settimane, ovvero la congestione del sistema di tracciamento.
Rispetto al sistema scolastico, il governo ha deciso di eliminare per materne ed elementari i limiti di accesso in classe legati al tasso di contagi nelle singole città e alla quota di bambini vaccinati. Come accade in Italia, l’obiettivo è mantenere il più possibile aperti gli istituti. Il problema, segnalano tra gli altri Haaretz e Israel Hayom, è che la diffusione di Omicron soprattutto tra il personale scolastico metterà ben presto in crisi questa scelta. “La situazione della morbilità giustifica attualmente la chiusura delle aule, e sempre più bambini resteranno a casa fino a quando questa ondata non passerà”, le parole a Israel Hayom di Yizhar Ben-Shlomo, capo del Dipartimento di Medicina d’Emergenza di Safed. Al momento secondo Ben-Shlomo la situazione dei contagi è talmente fluida che è difficile prendere “decisioni informate”. La sua soluzione è quella di vaccinare i bambini piccoli: “La raccomandazione di vaccinare poggia su due ragioni: una perché i bambini sono il terreno dove si diffonde omicron, e l’altra è che i bambini possono soffrire di problemi a lungo termine” causati dalla malattia.