Bahrein, una visita storica per Israelenel segno degli Accordi di Abramo
Un tappeto rosso ad attendere Naftali Bennett, larghi sorrisi e poi le note dell’Hatikvah.
Il primo storico viaggio di un Primo ministro d’Israele in Bahrein si è aperto nel segno di una calorosa e non scontata accoglienza, come sottolineano in queste ore i media israeliani. “Grazie, amici miei, per un benvenuto così caldo e generoso. Questa è la prima visita ufficiale di un Premier israeliano in Bahrein, ma non è solo simbolica. – le parole di Bennett all’arrivo a Manama – Il mio scopo è quello di rafforzare i contenuti degli Accordi di Abramo e le relazioni tra le nostre nazioni”. In agenda, incontri con bilaterali con diversi ministri del governo locale e in particolare con il re Hamad bin Isa Al Khalifa, e con il principe ereditario e primo ministro del paese Salman bin Hamad Al-Khalifa.
Come ha ricordato Bennett, la sua missione è figlia degli accordi siglati nel 2020, che hanno portato alla normalizzazione dei rapporti tra Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein. Un’intesa diventata fondamento di una cooperazione economica in via di sviluppo sia per la costruzione di un’alleanza strategica in chiave anti-Iran.
Al riguardo, intervistato dal giornale locale Al-Ayyam, Bennett ha parlato della comune sfida per la sicurezza derivante dalla minaccia iraniana che mina la stabilità della regione. “Combatteremo l’Iran e i suoi seguaci nella regione notte e giorno. Aiuteremo i nostri amici a rafforzare la pace, la sicurezza e la stabilità, ogni volta che ci verrà chiesto di farlo”, la dichiarazione del Premier al giornale arabo. “L’Iran – ha proseguito Bennett – sostiene i gruppi terroristici attivi nella vostra e nella nostra regione per un obiettivo: cerca di distruggere gli stati moderati che si preoccupano del benessere del loro popolo e lavorano per la sicurezza e la pace”. Un termine, quello della pace, più volte utilizzato da Bennett per ribadire l’importanza dell’intesa con i paesi del Golfo.
Il Bahrein è governato dal 1783 dalla dinastia musulmana sunnita Khalifa, mentre la maggioranza della popolazione è sciita. Quest’ultima si è a lungo lamentata di subire discriminazioni. Come ha ricordato il New York Times, la famiglia al-Khalifa ha spesso accusato l’Iran di incoraggiare disordini. “Negli anni ’80, – scrive il quotidiano americano – il Bahrein ha detto di aver sventato due complotti golpisti a favore dell’Iran”.
Per questo passato, il piccolo paese del Golfo condivide le preoccupazioni odierne d’Israele di fronte all’aggressività iraniana. Ed è altrettanto scettico rispetto all’intesa sul nucleare che le potenze occidentali stanno cercando di siglare con il regime di Teheran a Vienna. Un’intesa che Bennett ha definito “un errore strategico”. Le posizioni di Manama e Gerusalemme dunque convergono, ma l’obiettivo della missione è quello di sviluppare anche nuove collaborazioni commerciali in molti campi, dalla tecnologia all’agricoltura. Per il momento il volume degli affari è molto ridotto: è passato da zero a 300mila dollari nella prima metà del 2021. Cifre ben lontane dai milioni investiti nella cooperazione tra Israele ed Emirati. Del resto il peso del Bahrein è significativamente minore in questo ambito. Eppure il regno ha un ruolo strategico perché fortemente connesso all’Arabia Saudita. Se Riad, la grande potenza regionale in conflitto con l’Iran, non avesse voluto, Manama non avrebbe mai siglato gli Accordi di Abramo. E invece i sauditi, che hanno salvato la famigli al-Khalifa dalle proteste della primavera araba e dalla crisi petrolifera del 2018, hanno dato il loro assenso alla normalizzazione dei rapporti con Gerusalemme. Per arrivare in Bahrein poi il volo di Bennett ha ottenuto l’autorizzazione a sorvolare lo spazio aereo saudita, così come era accaduto per altri voli israeliani (tra cui quello del ministro della Difesa Benny Gantz, primo a visitare il Bahrein). Un segno di come i rapporti nell’intera regione siano cambiati.