“Israele grande collaborazione con l’Italia, servono però più donne nella scienza”
Dalle onde gravitazionali ai neutrini, Dafne Guetta lavora da anni tra Italia e Israele con lo sguardo puntato verso l’universo. Da quando aveva quindici anni, racconta, aveva già immaginato il suo futuro da studiosa in un campo complesso com l’astronomia dei neutrini. Ad aprirle la porta di questo mondo, un’insegnante del suo liceo a Firenze. Da allora si è costruita un percorso accademico con ricerche condotte in prestigiose università israeliane, americane e italiane, e oggi è professoressa associata del Dipartimento di Fisica dell’Università di Ariel. I suoi traguardi hanno attirato l’attenzione dell’emittente pubblica israeliana Kan che l’ha voluta annoverare, in occasione dell’otto marzo, tra le personalità femminili di quest’anno del paese. Una soddisfazione, spiega la professoressa Guetta a Pagine Ebraiche, ma soprattutto un segnale a tutte le giovani d’Israele e non solo di come il mondo della fisica le attenda. “Purtroppo da un punto di vista dell’uguaglianza di genere nel mio campo in Israele c’è ancora molto da fare. Anche se l’ambiente è piacevole, non c’è per niente una rappresentanza femminile. E in questa giornata della donna l’auspicio non può che essere per un cambio di direzione”, sottolinea Guetta. In Italia in questo settore la situazione è diversa. “Io collaboro molto, ancora oggi, con realtà italiane quindi conosco l’ambiente. Ho lavorato all’Osservatorio astrofisico di Roma per anni e lì avevo tantissime colleghe donne con cui parlare. Posso dire che è diverso vivere la quotidianità potendo confrontarsi anche con loro e non solo con scienziati uomini”. Da qui l’auspicio a un cambio di marcia in Israele su questo fronte.
Sul versante della cooperazione italo-israeliana, Guetta spiega come ci siano molti progetti in campo sia rispetto alle ricerche sui neutrini sia per quelle sulle onde gravitazionali. “In particolare partecipo a un progetto internazionale con il gruppo de La Sapienza, responsabile della realizzazione di un telescopio nel sud della Sicilia, a Capo Passero”. L’obiettivo di questo progetto così come del suo lavoro “è conoscere meglio l’universo. Noi sappiamo che sono stati scoperti raggi cosmici, dai tempi di fermi, ma a tutt’oggi non ne sappiamo l’origine. E quindi una delle più importanti domande a cui dare risposta è proprio da dove vengono questi raggi. Nel farlo, queste ricerche aiutano a sviluppare la tecnologia moderna. Indipendentemente dal sapere le origini dell’universo, che forse interessa l’un per cento della popolazione, – spiega la scienziata – il nostro lavoro ha molte ricadute su diversi settori. Per esempio, nel sud della Sicilia, dove stanno costruendo il rivelatore, stanno scoprendo tantissime cose in altri ambiti legati al mare e alla sua fauna”.