Israele, tra dolore e lotta all’odio

Giorno di lutto per Israele con le celebrazioni dei funerali delle tre vittime dell’attentato compiuto da un terrorista palestinese a Tel Aviv. A Kfar Saba l’ultimo addio a Tomer Morad e Eytam Magini, amici d’infanzia, sorpresi dall’attentatore mentre si trovavano assieme in un popolare bar della città. “Si respira grande tristezza e frustrazione. È un trauma grave per tutta la comunità”, le parole del sindaco di Kfar Saba, Raf Saar. “Da quando eravamo piccoli, siamo cresciuti tutti insieme. Ora non riusciamo a digerire questa situazione. Siamo in un abisso”, il dolore espresso alla stampa dagli amici di Tomer ed Eytam.
Grande dolore anche per la famiglia di Barak Lufen, terza vittima dell’attentato. Dopo una notte in sala operatoria, Lufen è morto a causa delle ferite riportate. “Barak era una persona meravigliosa, lo amavamo moltissimo e ha sempre ricambiato il nostro amore. La fortuna di Barak lo ha tradito, era nel posto sbagliato al momento sbagliato”, le parole dei genitori, prima del funerale nel Kibbutz Ginosar. In un comunicato la famiglia Lufen lo ha descritto come “un marito e padre esemplare, un atleta in ogni fibra del suo essere, un membro dello staff della squadra olimpica di kayak e un educatore delle future generazioni”. Alle famiglie delle vittime il Primo ministro Naftali Bennett ha ribadito il proprio cordoglio. “L’intera nazione di Israele condivide il vostro pesante dolore”. Il premier si è anche recato in visita ai dieci feriti dell’attacco di Tel Aviv. Dall’ospedale Ichilov dove alcuni sono ricoverati, ha ribadito che Israele è passata “dalla difesa all’attacco. Colpiremo le fonti del terrorismo, in qualsiasi momento, ovunque, di notte, durante il giorno, la mattina, la sera, e ovunque siano”. Parlando all’inizio della riunione settimanale del gabinetto, ha elogiato le forze di sicurezza per aver arrestato quindici terroristi durante il secondo raid in poche ore nella zona di Jenin, città da cui proveniva l’attentatore. Ha poi condannato l’azione di vandalismo compiuto da alcuni palestinesi contro il complesso della tomba di Giuseppe a Nablus, uno dei siti più sacri per gli ebrei. “I palestinesi hanno rotto la pietra tombale e hanno dato fuoco alle camere all’interno del complesso. Sono rimasto scioccato nel vedere le immagini. Non rimarremo in silenzio dopo un tale atto alla vigilia della festa di Pesach, e individueremo gli autori. Ricostruiremo ciò che è stato distrutto, come facciamo sempre”.

(Nell’immagine, il locale di Tel Aviv teatro dell’attentato)