Israele e l’attesa per il presidente Biden 

La questione Iran, i rapporti con i palestinesi, le sfide di sicurezza poste dalla crisi globale. Sono alcuni dei temi toccati nel colloquio telefonico tra il Presidente Usa Joe Biden e il Primo ministro Naftali Bennett, terminato con la promessa di vedersi di persona nei prossimi mesi. Come infatti hanno reso noto i rispettivi uffici, Biden ha accettato l’invito di Bennett di venire in Israele in quella che sarebbe la prima visita nel paese del presidente americano dall’inizio del suo mandato nel gennaio 2021. Non è stata chiarita la data, ma fonti israeliane prevedono che possa arrivare prima delle elezioni di midterm, ovvero entro novembre. 
Intanto i due leader hanno discusso gli equilibri in divenire della regione e, evidenzia una nota della Casa Bianca,
“hanno sottolineato il forte legame personale che hanno sviluppato dalla visita del primo ministro a Washington la scorsa estate. Questo rapporto personale ha animato il lavoro dei nostri team diplomatici e di sicurezza nazionale, permettendo ad entrambi i paesi di arrivare a posizioni comuni su questioni difficili”. Tra queste, il tema Iran è il più caldo, con i media internazionali che raccontano di un negoziato sul nucleare sempre più in crisi. Israele si è sempre opposta all’intesa, con il governo che ha ribadito pubblicamente la richiesta agli Usa di continuare con la politica delle sanzioni nei confronti di Teheran. La Casa Bianca ha proseguito nelle trattative, sperando di riuscire a concludere. Il tavolo però, scrive il Jerusalem Post, sembra saltato e ora la presidenza Biden guarda a possibili alternative. “Molteplici fonti diplomatiche a Gerusalemme hanno condiviso la valutazione che gli Stati Uniti sono vicini ad abbandonare la ripresa del Piano d’azione congiunto globale del 2015 (JCPOA), – scrive il giornale israeliano – alla luce della richiesta dell’Iran che Washington rimuova il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (IRGC) dalla sua lista di organizzazioni terroristiche straniere (FTO) e il suo rifiuto di fare passi reciproci”.