“Condoglianze alla famiglia Abu Akleh,
Israele indaga per scoprire la verità”

“Israele condurrà un’indagine approfondita. Chiediamo all’Autorità Palestinese di cooperare con tale indagine per arrivare alla verità”. È quanto ha annunciato questa mattina il portavoce del ministero degli Affari Esteri israeliano Lior Haiat, commentando la notizia della morte della giornalista palestinese di Al Jazeera Shireen Abu Akleh. La giornalista è rimasta uccisa nel campo profughi di Jenin durante uno scontro a fuoco tra palestinesi armati e forze di sicurezza israeliane, che stavano conducendo un’operazione antiterrorismo nell’area. 
Le dinamiche dell’incidente non sono ancora chiare e l’esercito sta indagando per fare luce sull’accaduto, ha spiegato il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz, inviando le sue condoglianze alla famiglia di Abu Akleh. Secondo risultati preliminari dell’inchiesta, ha aggiunto Gantz, “nessuno colpo (israeliano) è stato diretto verso la giornalista”. “Abbiamo invece visto – ha aggiunto – filmati di spari indiscriminati da parte di terroristi palestinesi, che è probabile abbiano colpito” Abu Akleh. Anche il Primo ministro Naftali Bennett ha parlato di possibile responsabilità palestinese. “Abbiamo informazioni che indicano che potrebbe essere stata colpita dagli uomini armati palestinesi che sparavano indiscriminatamente”, il commento di Bennett, che ha criticato il presidente palestinese Mahmoud Abbas per aver incolpato Israele, senza portare prove, della morte della reporter. Nell’incidente un altro giornalista palestinese, Ali Samoudi, è rimasto ferito ed è ricoverato in condizioni stabili. Anche l’emittente del Qatar Al Jazeera, per cui Abu Akleh lavorava da vent’anni, ha accusato le forze di sicurezza israeliane di essere responsabili dell’uccisione della loro collaboratrice.
Il portavoce dell’esercito israeliano Ran Kochav, parlando con i media, ha dichiarato: “Stiamo indagando sugli eventi e rivedendo gli angoli di fuoco. Potrebbe essere stata colpita dai palestinesi. Era molto vicina a loro. Ma se i soldati sono stati responsabili, dovremo scusarci se è stato commesso un errore”. A chiedere una “indagine approfondita”, anche l’ambasciatore Usa in Israele Tom Nides, che ha confermato come la giornalista avesse anche cittadinanza americana.