“Editoria, la sfida
è conquistare nuovi lettori”
L’auspicio è di superare i risultati degli anni precedenti e continuare a costruire, attraverso Torino, un percorso positivo per il futuro dell’industria editoriale. Il primo giorno del Salone del Libro ha dato i primi segnali significativi in tal senso: gli ingressi hanno superato quelli delle passate edizioni per quanto riguarda l’inaugurazione. E gli editori sperano che nei prossimi giorni il pubblico continui ad aumentare e così le vendite. In generale, a fare un quadro proprio al Salone di questi primi mesi del 2022 è stata l’associazione editori (Aie), nel corso del convegno “Il mercato del libro nei primi quattro mesi del 2022. Nuovi generi e formati, la rivoluzione dei canali e social network: dove va l’editori”. “Abbiamo superato bene gli anni della pandemia – ha spiegato il presidente di Aie Ricardo Franco Levi – ma adesso dobbiamo affrontare un contesto economico caratterizzato dall’aumento dei prezzi della carta, inflazione, caduta dell’indice di fiducia dei consumatori. Sul lungo periodo, la sfida è conquistare nuovi lettori giovani che vanno raggiunti attraverso i canali di comunicazione da loro più utilizzati e con un’offerta editoriale e culturale in cui possano sempre più riconoscersi”.
A sottolineare come la lettura e i libri abbiano recuperato terreno e attenzione negli ultimi anni, anche lo storico e critico letterario Alberto Cavaglion. “Nella sventura il lockdown ha dato una scossa e possiamo dire che c’è stato un significativo ritorno al libro. Non lo dico io, ma editori e librai. Del resto – spiega a Pagine Ebraiche – accade spesso così, dalle traversie più complicate nascono le opportunità. E così il periodo difficile della pandemia ha almeno portato a leggere di più.
Cosa sarà, come si svilupperà e quanto durerà tutto questo non posso saperlo. Ma è un dato da tenere presente per il futuro”. Tra i relatori, insieme a Piero Bianucci, Pietro Calissano, Piera Levi Montalcini e Marco Piccolino domenica dell’appuntamento dedicato al volume Rita Levi-Montalcini e il suo maestro – ovvero Giuseppe Levi -, Cavaglion si appresta a vedere pubblicato il suo ultimo lavoro: La misura dell’inatteso. Ebraismo e cultura italiana (1815-1988), edito da Viella e in libreria dal 26 maggio. Un volume in cui si affronta il “rapporto mutevole fra ebrei e cultura italiana in un arco cronologico inconsueto: dalla Restaurazione al cinquantenario delle leggi razziali, quando si chiude una stagione e se ne apre un’altra, quella dell’uso pubblico della storia nella quale siamo tuttora immersi”. Del ruolo ebraico nella costruzione dell’Italia, sottolinea Cavaglion, si sa ancora troppo poco nel nostro paese. Troppa poca consapevolezza, “che non aiuta a capire cosa è arrivato dopo: le leggi razziali e la persecuzione”. In generale poi, anche guardando alle confusioni del presente, Cavaglion evidenzia la necessità di dare maggiore attenzione al lavoro dietro ai saggi storici. “Metterei i libri di storia al centro, quelli che si basano su serie ricerche, su un attento recupero delle fonti, su un lavoro accurato e non precipitoso, condotto fuori dal peso dei condizionamenti esterni”.
Leggere dunque per capire il passato, ma anche per incontrare mondi e personaggi lontani, come sottolineava in apertura il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. E tra questi mondi da scoprire c’è certamente lo scrittore Chaim Grade e la letteratura yiddish, protagonisti domenica con l’incontro dedicato a La moglie del rabbino e Fedeltà e tradimento, tradotto per Giuntina da Anna Linda Callow. Con lei, a conversare del ruolo di Grade, l’editore Shulim Vogelmann.
Sempre domenica il grande pubblico del Salone potrà ascoltare alcune voci da Israele, pur molto diverse tra loro. Una è quella dello scrittore Eshkol Nevo, molto amato in Italia, che presenta il suo Le vie dell’Eden (Neri Pozza). Pagine in cui tre storie diverse finiscono per intrecciarsi in un romanzo che si inoltra nel cuore delle relazioni umane. Di relazioni umane, però vere quanto dolorose, parla il libro di Galia Oz, Qualcosa camuffato da amore, edito da Sonda. Autrice per bambini tradotta in diversi paesi, Oz in queste pagine scrive una lunga testimonianza sugli abusi subiti dal padre, il celebre scrittore Amos Oz. Lo sguardo è rivolto a sé, ma anche alle dinamiche che si innescano all’interno delle famiglie in cui ci sono episodi simili. L’autrice lo presenterà nell’ambito di Salone Off (Biblioteca Natalia Ginzburg) con Maria Isabella Ferrio, Carola Messina e Sarah Kaminski, che ha tradotto il libro insieme a Maria Teresa Milano.
Tra gli appuntamenti infine del lunedì a Salone, l’incontro tra l’autrice Karen David e alcuni studenti delle scuole per parlare del suo Le cose che ci fanno paura (Giuntina). Un romanzo agile in cui ci si confronta sui temi dell’identità ebraica, dell’antisemitismo, del razzismo. A conversare con David, lo scrittore per ragazzi Fabio Geda.