Oltremare – Cotone
È iniziato agosto, e quindi sta fiorendo il cotone. Tutto intorno al moshav, ma anche accanto all’entrata di casa nostra, le piante verde chiaro fanno fiori avviluppati che prima sono gialli e poi diventano rosa e persino fucsia, e poi formano una specie di seme enorme contornato da foglie dall’apparenza abbastanza combattiva, come piante carnivore, e infine si aprono e mostrano tutto il bianco del cotone. La cosa buffa è che in ciascuna pianta tutte queste fasi possono essere contemporanee. Come se la pianta avesse fretta: mettere le foglie in fretta e poi via, di corsa, verso il frutto, confondendo tutti gli stadi intermedi o facendoli uscire dalla normale consequenzialità delle cose in natura. Una pianta senza tempo, o con tutto il tempo mischiato dentro. Una cosa israelianissima, quindi. Qui tutto ha tempi paralleli: scavi archeologici sempre attivi – soprattutto d’estate, con piccoli eserciti di volontari che sfidano il caldo e la polvere che fa rumore sotto ai denti – e il settore high tech che anche lui non si ferma mai, estate e inverno, e anche quando vede una piccola crisi in un settore ne sviluppa immediatamente un altro per compensare: l’essenziale è che chiunque abbia un’idea innovativa (specie se sensata) trovi il modo di svilupparla e i fondi per realizzarla. E così il cotone: ogni fiore, il primo o l’ultimo di ciascuna delle piante che forma un piccolo mare verde puntinato di giallo, rosa e bianco, ad un certo punto produrrà quella nuvoletta bianca che poi a guardar bene nasconde altri semi e via così.
Una cosa però resta misteriosa: ma il cotone non era “alto”? Nella canzone che tutti abbiamo in mente, “Summertime”, struggente e universale, “the cotton is high”, il che ho sempre pensato significasse che era alto nel senso dell’altezza, in centimetri, e quindi pronto da cogliere, da cui la fatica, sotto il sole cocente, l’ingiustizia della schiavitù, i neri d’America e le loro canzoni di libertà. Ora, il cotone qui in Israele mi arriva si e no alle ginocchia. Non è alto, da nessun punto di vista. Sarà un cotone diverso, ho pensato, cotone mediorientale, ma questa cosa mi aveva un po’ rovinato la canzone che continuava a girare nella testa quando qui, in tutta la sua poca altezza, è stagione di cotone. E infatti, l’altezza nella canzone sembra si riferisca all’altezza del prezzo, cioè al picco della stagione, e non è quella in centimetri delle piante. Sollievo. Posso continuare a canticchiare liberamente, anche davanti al nostro cotone, diversamente alto.
Daniela Fubini