“Il disaccordo può portarci all’abisso,
impariamo a rispettare e ascoltare”

Gerusalemme, Israele e l’ebraismo mondiale si preparano in queste ore alla celebrazione dello Yom Kippur, il giorno più sacro del calendario ebraico. Nella vigilia della solennità, decine di migliaia di fedeli si sono recati al Kotel (il Muro Occidentale) per recitare le Selichot, le poesie penitenziali. E mentre il paese si appresta a fermarsi, diverse voci lanciano appelli di unità alla nazione e al mondo ebraico. “’Signore del perdono, abbiamo peccato davanti a te, abbi pietà di noi’, così, al plurale, i nostri saggi hanno formulato la preghiera per essere sicuri che portassimo nel nostro cuore l’attenzione per la collettività: ‘Tutto Israele è responsabile uno nell’altro’. – le parole del Presidente d’Israele Isaac Herzog – Il disaccordo può portarci sull’orlo di un abisso. A Yom Kippur ci viene chiesto di rispettare, ascoltare, capire. Non fate agli altri quello che non vorreste fosse fatto a voi”.
Un invito simile, a riconoscersi nella differenza e superare i contrasti, è arrivato anche dal rabbino capo ashkenazita d’Israele, rav David Lau. “Chi fa un buco nella nave danneggia tutti. Abbiamo le nostre differenze, ma nella maggior parte delle cose dobbiamo trovare il denominatore comune”, le sue parole in un colloquio con ynet. Il rav ha poi sottolineato come la politica, a maggior ragione in un paese che si appresta a nuove elezioni, dovrebbe abbassare i toni. “Purtroppo temo che stiamo davvero esagerando. Da tre o quattro anni mi sembra che abbiamo preso una brutta china. – la preoccupazione espressa dal rabbino capo d’Israele – Siamo prima delle elezioni e questo è un momento in cui tutti vengono a dire: eleggimi. I saggi dicevano: ‘Chi è rispettabile? Chi rispetta l’umanità’. Se volete essere rispettati, dite di voi stessi: Sono adatto perché ho A, B, C – anche gli altri sono bravi, solo che io penso di essere molto bravo”. A maggior ragione alla vigilia di Kippur, l’invito di rav Lau alla politica è a non fare maldicenza, ad evitare di attaccare costantemente gli altri. “Dimenticano (i politici) i consigli dei saggi e di solito dicono: ‘Quello è corrotto, quello è sbagliato, questo è estremo qui e quello è estremo lì’. Parlino invece del bene che vogliono fare. Dicano: ‘Sono tutti buoni, solo che io credo che la mia strada sia ancora migliore per lo Stato di Israele’. Proviamoci una volta, in questa campagna elettorale, e forse ci aiuterà anche a uscire dal loop in cui ci troviamo da troppo tempo”.
Da Israele all’Italia, il mondo ebraico si prepara dunque a celebrare unito Yom Kippur. Molte autorità rabbiniche diffondono messaggi sul significato di questo giorno. Tra loro, il rabbino capo di Gran Bretagna rav Ephraim Mirvis con una riflessione sul concetto di felicità, a partire dal Salmo 97. In quest’ultimo si legge: “Ohr zarua letzadik, uleyishrei lev simcha”. “La luce è seminata per i giusti, e la felicità per coloro che sono retti di cuore”, ricorda il rav. “Dovremmo quindi essere tra gli ‘yishrei lev’ – persone rette e giuste, che fanno la cosa giusta e ci porterà simcha – una felicità costante”. Non sempre fare la cosa giusta sembra coincidere con questa felicità, evidenzia Mirvis. “Non conosciamo forse numerose persone che, pur essendo persone eccellenti e rette, vivono una vita molto infelice?”. La risposta è contenuta nell’Etica dei Padri 4:1: “Eizeh hu ashir? Hasameach bechelko”. – “Chi è veramente ricco? È chi ha simcha, felicità dalla sua parte”. E, altro verso citato dal rav, “Yagia kapeicha ki tochel, ashreicha vetov lach”. – “Quando mangi i frutti del tuo lavoro, sei felice e ti fa bene”.
“Il messaggio – spiega Mirvis – è quindi che per raggiungere la felicità devono accadere due cose: prima di tutto bisogna mangiare i frutti del proprio lavoro. Fare molto. Realizzare molto. E questa gioia interiore non potrà mai essere tolta: anche se siete infelici per altri motivi, internamente avrete la simcha derivante da ciò che avete ottenuto. Inoltre, quando saprete che ciò che avete fatto è giusto, avrete sempre simcha. Anche se siete diventati un po’ impopolari per questo motivo. Anche se alcune persone non vi amano per quello che avete fatto. Se siete rimasti fedeli ai vostri principi per garantire che si realizzi la cosa giusta, sentirete molta simcha. Sarete in armonia con voi stessi e riuscirete a dormire la notte”. Considerando tutto questo, ecco perché, spiega il rav, “all’inizio dello Yom Kippur diciamo ‘uleyishrei lev simcha’, con l’auspicio di fare due cose durante l’anno a venire: in primo luogo, ottenere molto, essere costruttivi, essere produttivi in modo da sentirci bene. In secondo luogo, fare sempre ciò che è giusto. E se questo è ciò che otterete – uleyishrei lev simcha – possiate davvero essere benedetti da una gioia costante”.