“Firmare un accordo con il nemico
non capita tutti i giorni”

A distanza di poco tempo l’uno dall’altro, il Primo ministro d’Israele Yair Lapid e il Presidente del Libano Michel Aoun si sono fatti ritrarre mentre siglano l’intesa che pone fine al lungo contenzioso tra i due stati sui confini marittimi. “Si tratta di un successo diplomatico. Non capita tutti i giorni che un Paese nemico riconosca lo Stato di Israele, con un accordo scritto, di fronte alla comunità internazionale. Non capita tutti i giorni che gli Stati Uniti e la Francia ci sostengano e forniscano garanzie economiche e di sicurezza”, il commento di Lapid, dopo aver ricevuto il via libera definitivo dal suo governo (con il voto contrario del ministro dell’Interno Ayelet Shaked) a siglare il patto con Beirut, mediato dagli Stati Uniti. “Questo accordo rafforza la sicurezza di Israele e la nostra libertà di azione contro Hezbollah e le minacce a nord. – ha sostenuto il Premier – C’è un raro consenso nell’establishment della sicurezza sulla sua necessità. Il ministro della Difesa Benny Gantz, l’esercito, il Mossad, l’intelligence e il Consiglio di sicurezza: tutti l’hanno approvato”. Un modo per replicare alle critiche di chi, come il leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu, ritiene questa firma uno sbaglio e una concessione ingiustificata al Libano.
Il nuovo confine fa rientrare la maggior parte del giacimento di gas di Qana sotto la sovranità del Libano. Israele può però vantare una quota sui futuri profitti di questo giacimento, mentre può contare sul controllo totale di Karish. Quest’ultimo, sempre rivendicato da Gerusalemme, era stato più volte minacciato dal movimento terroristico di Hezbollah: poche settimane fa ad esempio il gruppo sciita aveva mandato qui alcuni suoi droni in esplorazione, subito abbattuti dall’aviazione israeliana. Con l’accordo – è un assenso indiretto anche da parte di Hezbollah – questa minaccia dovrebbe cessare. Tanto che proprio in questi giorni il ministero dell’Energia israeliano ha dato luce verde per avviare la fase di produzione nel giacimento Karish. Fino ad ora il pericolo terroristico aveva rallentato le operazioni.