Knesset, Netanyahu in cerca di conferme

A meno di ventiquattro ore dall’apertura dei seggi, la consapevolezza in Israele è che ci vorrà tempo prima di sapere chi effettivamente avrà vinto le elezioni. Come già capitato in passato, ci si aspetta che il voto dei soldati – conteggiato per ultimo – possa cambiare gli equilibri. E per avere i risultati definitivi potrebbero volerci giorni e non solamente ore. E anche allora non è detto che emerga un reale vincitore: i sondaggi danno infatti come più probabile un nuovo stallo e un parlamento privo di una chiara maggioranza. C’è però un favorito ed è sempre Benjamin Netanyahu. Ancora una volta – la quinta in meno di quattro anni – questa elezione viene presentata dai media come un referendum sul leader del Likud. Il suo partito sarà quasi certamente il più grande alla Knesset e la sua coalizione – formata dai religiosi Shas e Yahadut HaTorah e dall’estrema destra del Sionismo religioso – si dimostra, all’alba del voto, solida e coesa. Il settantatreenne Netanyahu – che per l’undicesima volta si presenta al voto come guida del Likud – intanto dà qualche accenno di cosa farà se dovesse tornare al potere dopo un anno da capo dell’opposizione. Intervistato dalla radio dell’esercito, ha parlato della possibilità di nominare il candidato kahanista di estrema destra Itamar Ben Gvir come prossimo ministro della Pubblica sicurezza. “Non lo escludo” ha affermato Netanyahu, aggiungendo però che “ci sono molti candidati”. L’affermazione è stata ripresa da diversi analisti, che hanno evidenziato come in passato Netanyahu avesse invece pubblicamente escluso la possibilità di affidare un ministero a Ben Gvir. L’ingresso di quest’ultimo in un governo, riporta il giornalista di Maariv Ben Caspit, è visto con preoccupazione, tra gli altri, dall’amministrazione Usa e dai nuovi alleati degli Emirati Arabi Uniti. Secondo Caspit una maggioranza costruita con Ben Gvir e con Bezalel Smotrich (l’altro leader del partito Sionismo religioso) potrebbe “isolare internazionalmente Israele” e “mettere a rischio i principali successi diplomatici nella regione” di Netanyahu. Il riferimento è in particolare agli Accordi di Abramo, siglati dal leader del Likud con Bahrein ed Emirati. Proprio da Abu Dhabi è arrivato un messaggio preoccupato: il ministro degli Esteri Abdullah bin Zayed ha messo in guardia Netanyahu dall’includere Ben Gvir e Smotrich nel prossimo governo, secondo quanto riporta il Times of Israel. Alla radio dell’esercito intanto Netanyahu ha parlato della situazione del Monte del Tempio. Qui Ben Gvir vorrebbe rompere con il passato e fare in modo che gli ebrei che lo desiderino possano pregarvi. Al momento esiste un divieto, che per il leader del Likud non verrà toccato. “Manterremo lo status quo” la sua promessa, nonostante le posizioni di Ben Gvir.