Elezioni in Israele, in attesa
di un nuovo governo Netanyahu

Mentre si continuano a scrutinare le schede per la 25esima Knesset, tutti i segnali indicano un ritorno al potere del leader del Likud Benjamin Netanyahu. La coalizione che lo sostiene formata dai partiti religiosi Shas, Agudat HaTorah e dal partito di estrema destra Sionismo Religioso dovrebbe ottenere una solida maggioranza di 65 seggi su 120 totali. Il dato potrebbe ancora cambiare perché si attende lo scrutinio del voto dei membri delle forze di sicurezza, dei diplomatici di servizio all’estero, dei detenuti e dei disabili. Dall’altra parte gli analisti sono concordi del dare la vittoria a Netanyahu che tornerà così, dopo quasi un anno di pausa, a ricoprire il ruolo di Primo ministro d’Israele. Il suo partito si consolida ancora una volta il primo nel paese (attorno ai 31 seggi), ma il grande trionfatore di questa tornata elettorale, almeno secondo i media locali, è un altro: Itamar Ben Gvir. Assieme a Bezalel Smotrich, Ben Gvir rappresenta il partito del Sionismo Religioso. Fino ad oggi non era riuscito ad entrare con il suo Otzmah Yehudit (Potere ebraico) alla Knesset, mentre ora – dopo un accordo caldeggiato da Netanyahu con Smotrich – rappresenta almeno il 10 per cento degli elettori israeliani. È considerato la voce più estremista della prossima Knesset e ha dichiarato di puntare a diventare il prossimo ministro della Pubblica sicurezza.
Chi ha fallito, oltre al centrista Yair Lapid che ha comunque ottenuto il secondo posto, è la sinistra. I laburisti e il partito Meretz ballano sulla soglia di sbarramento con il secondo al momento considerato fuori dalla Knesset. Dentro o fuori dal parlamento, comunque le due realtà sono destinate all’irrilevanza politica. Nel settore arabo invece su tre partiti che si sono candidati alle elezioni, uno – Balad, quello considerato più estremista – dovrebbe rimanere fuori.