Dare un governo a Israele,
la priorità di Netanyahu

Dopo la vittoria delle elezioni israeliane, la priorità di Benjamin Netanyahu è formare il prima possibile un nuovo governo. Per farlo, secondo quanto sostengono i quotidiani locali, il leader del Likud avrebbe proposto agli alleati della maggioranza di concentrarsi sulla costruzione dell’esecutivo e solo dopo pensare a firmare dettagliati accordi di coalizione. Un’idea che però sembra trovare diverse resistenze sia all’interno del Sionismo religioso sia tra i due partiti haredi Shas e Yahadut HaTorah. L’emittente pubblica Kan, ad esempio, riporta che Bezalel Smotrich, leader del Sionismo religioso, si sarebbe opposto a un accordo di massima incentrato sulla spartizione dei portafogli ministeriali e vorrebbe invece chiudere un’intesa di coalizione ampia prima di accettare di entrare nel governo. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Yahadut HaTorah. Secondo quanto scrive Yedioth Ahronoth infatti, la leadership del partito haredi vuole in particolare un impegno scritto da parte del Likud su di un punto delicato: l’approvazione nel corso di questa legislatura di una norma che consenta alla Knesset di superare eventuali bocciature delle sue leggi da parte della Corte Suprema. Senza, Yahadut HaTorah minaccia di non sostenere il blocco guidato da Netanyahu. Si tratta di quella che viene definita la “clausola di superamento”, sostenuta in campagna elettorale dall’estrema destra del Sionismo religioso. Sia Smotrich sia Itamar Ben Gvir (l’altro leader del Sionismo religioso) hanno infatti rivendicato come un imperativo il passaggio di questa riforma che andrebbe a depotenziare il ruolo della Corte suprema d’Israele a favore del potere legislativo. Attualmente l’alta Corte israeliana può annullare le norme approvate dalla Knesset quando ritiene che violino una delle leggi fondamentali dello Stato. La riforma darebbe la possibilità al parlamento di superare questa sentenza attraverso una ri-approvazione della norma bocciata. L’idea è di farlo attraverso una maggioranza semplice di 61 voti su 120 totali alla Knesset. Parlando con il Times of Israel uno dei parlamentari del Sionismo religioso, Amichay Eliyahu ha affermato che questo modifica serve a “ripristinare la democrazia”. Secondo Elyahu quest’ultima sarebbe stata “sequestrata da un piccolo gruppo di persone” del sistema giudiziario, cioè dai giudici dell’Alta Corte.
I critici della riforma sostengono invece che una modifica di questo tipo minerebbe la democrazia, eliminando la capacità della Corte di agire come bilanciamento del potere legislativo e come protezione per le minoranze da eventuali abusi di potere.
Le ricostruzioni dei media dicono che al momento Netanyahu vorrebbe evitare di impegnarsi per iscritto rispetto alla “clausola di superamento”. Nel frattempo nelle discussioni con gli alleati vengono raccontate anche altre richieste, rispetto ai ruoli nel prossimo governo. Il leader del Likud vorrebbe, secondo Haaretz, costruire un esecutivo con 30 ministri, di cui la metà da affidare al suo partito. Il numero corrisponderebbe al peso dello stesso Likud nella maggioranza: 32 seggi su 64 totali, la metà appunto. Tra i ministeri che vengono descritti in area Netanyahu, quello della Giustizia e degli Esteri. Alla Difesa vorrebbe andare, scrive Kan, Smotrich, che però potrebbe anche tornare ai Trasporti o guidare l’Educazione. Ben Gvir invece ha ribadito quanto già chiesto pubblicamente: il ministero della Pubblica sicurezza. In queste ore è stato fatto notare come se questo accadesse, il leader dell’estrema destra si troverebbe a dover lavorare fianco a fianco con il capo della polizia Kobi Shabtai. Quest’ultimo nel maggio 2021 aveva accusato Ben Gvir di essere tra i responsabili dei disordini esplosi nel paese e con i palestinesi. “La persona responsabile di questa intifada è Itamar Ben Gvir”, aveva dichiarato Shabtai all’allora Premier Netanyahu, attribuendo la responsabilità dell’escalation alle “provocazioni” del politico a Sheikh Jarrah. Come ricorda il Jerusalem Post, Ben Gvir aveva creato un ufficio ad hoc nel quartiere di Gerusalemme “per sostenere gli israeliani che cercavano di trasferirsi nell’area, scatenando scontri con i residenti palestinesi”.