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Dalle Finanze alla Difesa, Netanyahu
e la mediazione sui ministeri contesi

A tre settimane dal voto e con una vittoria chiara in tasca, la coalizione di destra in Israele non riesce ancora a trovare un accordo. Anzi, le cronache parlano di una crescente tensione tra le diverse parti in gioco sulla distribuzione degli incarichi nel prossimo governo. In particolare tra il Premier incaricato Benjamin Netanyahu e i leader dell’estrema destra Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir. Quest’ultimo, capo del partito Otzma Yehudit (Potere ebraico), ha dichiarato nelle scorse ore di voler interrompere i negoziati con Netanyahu. Oggetto dello scontro, alcune posizioni ministeriali. Ben Gvir ha già in tasca il dicastero della Pubblica Sicurezza, area in cui ha annunciato modifiche sostanziali: su tutte, conferire al ministro il pieno controllo sulle politiche della polizia israeliana, responsabilità che attualmente spetta al commissario. A ricoprire questo ruolo oggi è Kobi Shabtai, scelto nel 2020 dall’allora governo Netanyahu. Lo stesso Shabtai lo scorso anno accusò Ben Gvir di voler incitare alla violenza nelle città miste e tra i due, riportano i media, non corre buon sangue. Il primo, in caso di riforma, si troverebbe a diventare un sottoposto del secondo. Oltre a questo, il leader di Otzma Yehudit ha chiesto per il suo partito anche il ministero responsabile delle periferie, dell’area del Negev, nel sud, e della Galilea, nel nord. In particolare Galilea e Negev “hanno una popolazione prevalentemente araba – spiega il sito d’informazione ynet – e Ben Gvir ha promesso, durante la sua campagna elettorale, di ‘restituire la sovranità’ e di aumentare la polizia in entrambe queste zone”. Il Likud di Netanyahu avrebbe acconsentito nel concedere il ministero per poi fare dietrofront, l’accusa di Otzma Yehudit che ha così interrotto i colloqui.
Oltre a Ben Gvir, anche Smotrich non è soddisfatto dei negoziati con Netanyahu. Il leader del Sionismo religioso chiede per sé in alternativa o il portafoglio delle Finanze o quello della Difesa. Il primo è però in cima alle richieste di Aryeh Deri, numero uno del partito haredi Shas. Non è chiaro se lo stesso Deri, a causa di un recente patteggiamento per evasione fiscale, possa effettivamente ricoprire la carica di ministro. Una legge potrebbe interdirlo dal ruolo. Secondo l’emittente pubblica Kan Likud e Shas stanno valutando una riforma per evitare che questo accada. Anche perché Deri viene descritto come inamovibile sulla possibilità di lasciare le Finanze ad altri.
Sulla Difesa invece il no a Smotrich è dovuto alle sue posizioni oltranziste, che preoccupano l’attuale amministrazione americana. Secondo il sito Axios infatti la Casa Bianca avrebbe esplicitamente chiesto a Netanyahu di non affidare al leader del Sionismo religioso la guida del ministero che coordina l’esercito. Smotrich da parte sua non vuole cedere. Anche se secondo il quotidiano Israel Hayom, considerato a lungo vicino a Netanyahu, il confronto fra i due non sarebbe solo su un tema di incarichi. “Nei colloqui tra Netanyahu e Smotrich, quest’ultimo ha chiesto di inserire nell’accordo di coalizione clausole relative allo sviluppo e alla costruzione degli insediamenti. – scrive il giornalista Yehuda Schlesinger – Netanyahu ha risposto che per almeno i prossimi due anni dovranno agire in maniera contenuta per quanto riguarda gli insediamenti (in Cisgiordania), fino a quando non ci saranno cambiamenti nell’amministrazione americana”. Smotrich, riporta Schlesinger, a quel punto si sarebbe infuriato. Per lui “la considerazione dell’opinione degli americani deve avere un limite, e si deve rimanere fermi sugli interessi israeliani. Ha affermato che l’opinione pubblica degli elettori di destra non avrà pazienza per chi si arrende agli americani”. Il Likud, aggiunge Schlesinger, ha negato che Netanyahu si sia mai espresso in questi termini. Quel che è certo è che nella coalizione le posizioni sono ancora lontane.