Netanyahu e l’intesa
con i partiti haredi   

Un passo in avanti Yariv Levin, l’uomo del Likud a cui è stata affidata la negoziazione con gli altri partiti della coalizione, è riuscito a farlo. Nelle scorse ore ha siglato un accordo – seppur provvisorio – con il partito haredi Yahadut HaTorah. Nell’immagine diffusa alla stampa un sorridente Levin mostra, con a fianco i leader di Yahadut HaTorah Moshe Gafni e Yitzhak Goldknopf, il documento che sigilla l’intesa. Tra gli elementi che quest’ultima contiene, la garanzia che al partito haredi andrà il controllo del ministero dell’Edilizia e delle Abitazioni così come l’ambita presidenza della commissione Finanze della Knesset. Poi alcune posizioni da viceministro, tra cui quello al Lavoro e ai Servizi sociali. Dopo aver trovato la quadra con Yahadut HaTorah, racconta il quotidiano Maariv, ora il Likud è concentrato nei colloqui con l’altro partito religioso, Shas. Quest’ultimo è l’ultimo a mancare nella lista delle firme per la suddivisione degli incarichi e, aggiunge Maariv, farà pesare il suo sì chiedendo ulteriori incarichi. Dall’altra parte alcune promesse le ha già ottenute – in ticket con Yahadut HaTorah -, come racconta Haaretz: “un sostanziale aumento dei finanziamenti statali alle scuole haredi”.
Chi ha già siglato un accordo con il Likud è il leader del partito estremista Noam, Avi Maoz, noto per le sue posizioni anti-Lbt. Secondo quanto è emerso a Maoz sarà affidata la guida di un’unità del Ministero dell’Istruzione responsabile di una parte della programmazione nelle scuole del paese. “Molti in Israele – scrive Al Monitor – ritengono che Maoz bloccherà o cancellerà i programmi educativi volti a insegnare i valori liberali, l’uguaglianza di genere e la tolleranza verso i gruppi minoritari”. Maoz di recente ha dichiarato che si impegnerà per cancellare la parata del gay pride a Gerusalemme. Un’affermazione che ha generato clamore e contestazioni.
In questo quadro di promesse e polemiche legate alla politica nazionale, arriva invece una voce da fuori confine che sembra aprire a nuove prospettive. Secondo il sito d’informazione i24news l’Arabia Saudita è realmente intenzionata a normalizzare le relazioni con Israele. È un tema di cui si parla da tempo, in particolare dopo la firma degli Accordi di Abramo che hanno portato due Paesi del Golfo, Emirati Arabi Uniti e Bahrein, nell’alveo delle alleanze israeliane. “La direzione delle relazioni saudite-israeliane è la normalizzazione, ma ci vorrà ancora tempo e non dobbiamo mettere il carro davanti ai buoi”, ha dichiarato il ministro saudita per gli Affari Esteri Adel Al-Jubeir in un recente incontro con una delegazione ebraica americana, scrive i24news. Secondo il sito d’informazione inoltre circa un mese fa il principe ereditario Mohammed bin Salman avrebbe presentato una lista di richieste a Washington come contropartita per far progredire i rapporti con Israele. E, aggiunge i24news, nella lista non risulterebbe menzionata la questione palestinese.