Knesset, un presidente provvisorio:
Yair Levin verso la nomina

Per il Premier incaricato Benjamin Netanyahu è necessario nominare subito un nuovo speaker della Knesset. I suoi alleati – il partito religioso Shas e l’estrema destra di Otzma Yehudit e del Sionismo religioso – hanno condizionato il loro ingresso nel futuro governo d’Israele all’approvazione in parlamento di tre provvedimenti. Uno diretto ad espandere i poteri del futuro ministro della Pubblica sicurezza, il leader di Ozma Yehudit Itamar Ben Gvir; uno per garantire al futuro ministro dell’Economia Bezalel Smotrich, leader del Sionismo religioso, la responsabilità dell’unità che gestisce tutte le questioni relative all’espansione degli insediamenti e alla vita quotidiana di chi ci vive; un terzo che permetta a Ayreh Deri, che si avvia a diventare ministro dell’Interno e della Santià, di ottenere l’incarico nonostante una condanna – sospesa – per frode fiscale. Affinché queste modifiche vengano calendarizzate, la coalizione di Netanyahu ha bisogno di sostituire l’attuale presidente della Knesset, Mikey Levy (membro dell’attuale opposizione), con un suo rappresentante. Contrasti interni al Likud, riportano i media locali, hanno però complicato questo iter e così il Premier incaricato avrebbe scelto di nominare un presidente ad interim. Il nome scelto per questo ruolo provvisorio è quello di Yair Levin, che lo ha già ricoperto in passato. Poi con il giuramento del nuovo governo, Levin andrebbe a ricoprire una carica ministeriale e sarebbe quindi sostituito da uno speaker a quel punto definitivo. I nomi che si fanno sui giornali israeliani sono quelli di David Amsalem, Amir Ohana, Ofir Akunis e Danny Danon. Tutti parlamentari del Likud considerati molto vicini a Netanyahu. Per quest’ultimo intanto il tempo inizia a diventare un fattore di preoccupazione. Il Presidente Isaac Herzog, come era ampiamente previsto, ha prorogato il suo mandato da Premier incaricato fino al 21 dicembre. Entro quel termine Netanyahu dovrà comunicare al Presidente di avere la maggioranza. A quel punto lo speaker della Knesset, entro sette giorni, convocherà il voto per il giuramento del nuovo esecutivo.
Entro la fine del 2022 dunque Israele avrà il suo nuovo governo, a cui in queste ore si è rivolta un’autorevole voce della politica nazionale: l’ex Presidente dello Stato Reuven Rivlin. “Mi rivolgo alla (nuova) coalizione: siete stati eletti per governare… Abbiamo bisogno di riforme e cambiamenti. Non possiamo permetterci vendette. Abbiamo bisogno di soluzioni adeguate. Se il pendolo oscilla troppo, la forza contraria tornerà senza dubbio a colpire”. Alla luce delle annunciate riforme dalla nuova maggioranza in tema di Giustizia, in particolare di una norma che di fatto sottometterebbe la Corte Suprema al potere legislativo, Rivlin, ex uomo del Likud, ha chiesto a Netanyahu e alleati un ripensamento. “Ogni democrazia ha bisogno di riforme e bilanciamenti tra i suoi poteri, ma le riforme proposte si concentrano sul superamento invece che sulla ricerca di un equilibrio. Ciascuna delle riforme proposte merita di essere presa in seria considerazione, ma il problema è, tra le altre cose, la retorica e il tono che puzzano di vendetta. Si è passati da una critica seria e rispettosa della Corte Suprema alla negazione della sua stessa legittimità”, il monito di Rivlin. “La ‘governance’ – ha aggiunto – non mette in secondo piano tutto il resto. Concentrare tutto il potere all’interno del sistema politico nel nome della governance è una cosa molto pericolosa”. Per l’ex Presidente del paese “i cambiamenti nella struttura costituzionale devono essere fatti in modo ragionevole all’interno di un discorso pubblico, e non frettolosamente per compiacere partiti politici che non rappresentano la maggioranza del popolo”.

dr