Ohana e la presidenza della Knesset “Sono ebreo, israeliano, gay, likudnik”
Il 28 dicembre del 2015 Amir Ohana entrava per la prima volta alla Knesset nelle vesti di parlamentare del Likud. Il primo nelle file dello storico partito della destra israeliana ad essere apertamente gay. “Sono qui come figlio di Meir ed Esther Ohana, emigrati dal Marocco per costruire il Paese. Sono qui con la mia metà, Alon, il mio vero amore. Sono qui come padre dei miei figli Elah e David. E come Davide che sconfisse Golia nella Valle di Elah, sono qui contro ogni previsione. Sono qui con tutto quel che sono, con ciò che ho scelto e ciò che non ho scelto, e sono orgoglioso di tutto questo: ebreo, israeliano, mizrahi, gay, likudnik, falco della sicurezza, liberale e uomo del libero mercato”, dichiarò allora Ohana. Un giuramento che i membri dei partiti haredi Yahadut HaTorah e Shas non ascoltarono, scegliendo allora di uscire dall’aula come forma di protesta.
Da quel momento il parlamentare del Likud è diventato un pezzo importante della politica nazionale, costruendosi un’immagine di fedelissimo del leader Benjamin Netanyahu e ricoprendo ruoli di rilievo. E ora, a 46 anni, si appresta a fare un ulteriore importante passo: diventare il primo Presidente della Knesset dichiaratamente gay della storia d’Israele. In una riunione interna il Likud – la compagine più grande della coalizione di governo con 32 seggi – ha infatti indicato il suo nome all’unanimità per il prestigioso incarico. “Buona fortuna al nuovo Speaker della Knesset”, le parole di Netanyahu. Una scelta che dovrà essere confermata domani dal voto della maggioranza parlamentare, in concomitanza con il giuramento del nuovo governo guidato dal leader del Likud. “Questa volta i deputati haredi di Shas e Yahadut HaTorah non potranno andarsene. – sottolinea il Jerusalem Post – I loro voti saranno necessari per garantire che la nomina di Ohana passi di fronte alla resistenza dell’opposizione”. Nella nuova veste Ohana – già ministro della Pubblica sicurezza e della Giustizia – dovrà condurre i lavori parlamentari. Secondo quanto riporta ynet, non presiederà però le riunioni che tratteranno questioni LGBTQ. A riguardo, aggiunge il sito, avrebbe chiesto la libertà di voto, ma non avrebbe ancora ricevuto risposta in merito.
In una recente intervista radiofonica, ad esempio, la prossima ministra delle Missioni nazionali, Orit Strock, del partito Sionista Religioso, ha lasciato intendere che – sulla base della riforma che il suo partito vuole promuovere sulla legge anti-discriminazione – i medici israeliani potranno rifiutare le cure ai pazienti LGBTQ per motivi religiosi. La parlamentare, figura di spicco della comunità ebraica di Hebron, ha poi specificato che un medico potrà rifiutare le cure a un paziente se ciò viola le sue convinzioni religiose “a patto che ci sia un numero sufficiente di altri medici in grado di fornire questo servizio”. In generale il suo partito ha firmato un accordo con il Likud per modificare la citata legge anti-discriminazione e permettere alle aziende o imprese private di rifiutarsi di prestare un servizio per motivi di coscienza religiosa.
La posizione di Strock è stata oggetto di diverse critiche, a partire da quella del Presidente del paese Isaac Herzog. “Le dichiarazioni razziste degli ultimi giorni contro la comunità LGBTQ e altri settori del pubblico mi rendono estremamente preoccupato”, l’allarme lanciato da Herzog. Riguardo alla questione è intervenuto poi Netanyahu, affermando che “le parole di Orit Strock sono inaccettabili per me e per i miei colleghi del Likud. Gli accordi di coalizione non consentono di discriminare le persone LGBT o di ledere il diritto di qualsiasi cittadino israeliano a ricevere servizi. Il Likud – si legge in un comunicato – garantirà che non ci sarà alcun danno alle persone LGBT o a qualsiasi cittadino israeliano”.
Della maggioranza fa parte anche Avi Maoz del partito Noam, fazione di estrema destra con posizioni apertamente omofobe, al centro di un altro caso. Secondo quanto riporta ynet, Noam avrebbe stilato nel 2019 una lista di decine di conduttori televisivi e radiofonici, reporter e altri professionisti della media designati come avversari perché impegnati nel promuovere l’uguaglianza di genere e la tutela dei diritti LGBTQ. Un’associazione ha chiesto alla polizia di aprire un’indagine penale contro il partito per quella che ha definito una vera e propria lista di proscrizione. Il leader di Noam, Maoz, da domani assumerà intanto il ruolo di viceministro presso l’Ufficio del Premier, andando a guidare un’unità incaricata dell'”identità nazionale ebraica” di Israele. Alla vigilia di questo nuovo compito, Maoz ha dichiarato che lavorerà per chiudere un’unità dell’esercito incaricata di promuovere le pari opportunità per le donne.