Forum del Negev, nel deserto
per costruire ponti
tra Israele e paesi arabi

Una delle tappe per la costruzione di un nuovo Medio Oriente, quello in cui Israele viene considerata anche dai Paesi arabi come parte integrante della regione, è stato il Summit del Negev. Qui, nell’area desertica nel Sud d’Israele, nel marzo 2022 si sono riuniti gli alti rappresentanti diplomatici di Emirati Arabi Uniti, Bahrein e di due importanti realtà del Nord Africa come Egitto e Marocco. Assieme ai padroni di casa israeliani erano poi presenti anche i grandi alleati dell’area, gli Stati Uniti. Il vertice non ha portato ad intese concrete, ma ha avuto un grande valore simbolico. “Come accade ogni volta che si abbattono le barriere che per lungo tempo hanno impedito alle persone di interagire, scambiare idee, lavorare insieme, è impossibile anticipare tutte le nuove direzioni cui questo ci può portare. – aveva sottolineato Antony Blinken, segretario di Stato Usa – Questa è una nuova alba. Gli unici limiti sono quelli che possiamo immaginare”. Ora il percorso di dialogo avviato a Sde Boker proseguirà con una nuova tappa, questa volta in Marocco. A Dakhla, infatti, il prossimo marzo dovrebbe tenersi il summit Negev 2. Per prepararlo, in queste ore si è riunita ad Abu Dhabi una consistente delegazione formata da funzionari dei paesi partecipanti. Diversi temi da sviluppare: dall’energia pulita alla sicurezza alimentare e idrica, dalla salute alla sicurezza regionale, dal turismo all’istruzione. Quello in Marocco, evidenziano i media israeliani, sarà un incontro delicato alla luce del cambio di governo a Gerusalemme e delle polemiche per alcune posizioni di alcuni suoi esponenti. Tra questi, Itamar Ben Gvir, ministro della Sicurezza nazionale. La sua recente visita sul Monte del Tempio – per i musulmani Spianata delle Moschee – a Gerusalemme ha generato diverse polemiche. Ben Gvir – e con lui il governo Netanyahu – è stato accusato di voler modificare lo status quo: secondo questa prassi consolidata nel tempo, i membri di tutte le fedi possono visitare l’area ma solo i musulmani possono pregarvi. I tredici minuti della visita di Ben Gvir sono stati interpretati come una violazione e hanno generato contestazioni da parte del mondo arabo. Nel frattempo Netanyahu si è visto rimandare la visita negli Emirati Arabi Uniti; secondo il suo ufficio per questioni tecniche, secondo fonti di stampa come forma di protesta contro l’iniziativa del suo ministro della Sicurezza nazionale.
Al di là delle incomprensioni, il Forum non appare in ogni caso in pericolo al momento. E lo ha ribadito il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Ned Price, che di recente ha evidenziato come Washington sia impegnata nel dare seguito a quanto emerso nel Negev nel 2022. Riunire nuovamente i partecipanti del vertice, ha sottolineato Price, è uno degli obiettivi dell’amministrazione Biden. “La normalizzazione tra Israele e i suoi vicini è qualcosa che sosteniamo senza ambiguità. – le sue parole – Crediamo che porti opportunità al popolo di Israele e a quello della regione e cerchiamo di aiutare a costruire questi ponti”.