“Ucraina, noi israeliani dobbiamo fare di più”

Non solo Biden e Meloni nella fitta agenda di incontri internazionali del presidente ucraino Zelensky. Alla vigilia dell’anniversario del drammatico inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, a Kiev è arrivata anche una delegazione israeliana guidata da Yuli Edelstein, ex refusnik, nato a Černivci (Ucraina meridionale) e capo del Comitato per gli affari esteri e la difesa della Knesset, e Zeev Elkin, parlamentare del partito di opposizione del Campo nazionale e originario di Kharkiv. I due hanno avuto un vertice con Zelensky (nell’immagine) a distanza di una settimana dalla visita del ministro degli Esteri Eli Cohen. Ma le loro parole si sono discostate dall’atteggiamento avuto dal capo della diplomazia di Gerusalemme. Se Cohen ha parlato di aiuti umanitari, Yudelstein, a lungo considerato molto vicino al Premier Netanyahu, ed Elkin, che per anni ha fatto da traduttore proprio per Netanyahu negli incontri con Putin, hanno fatto un appello al proprio governo per fare di più. “Dobbiamo assistere l’Ucraina in tutti i campi in cui la tecnologia israeliana – compresa quella militare – è in grado di aiutare a proteggere la popolazione civile, la sua libertà e la sua indipendenza”, il comunicato congiunto. “È ora di smettere di avere paura e di prendere una posizione attiva e inequivocabile in conformità con i valori morali fondamentali, come ci aspettiamo da ogni Paese occidentale. Tutti i responsabili di crimini di guerra contro l’umanità devono essere chiamati a rispondere”, il messaggio di Elkin ed Edelstein.
Israele dall’inizio della guerra ha inviato aiuti umanitari a Kiev, mentre ha evitato – alla luce della delicata cooperazione con l’aviazione russa in Siria – di mandare forniture militari. “Ci sono momenti nella storia del mondo in cui sedersi su due sedie è impossibile. – la posizione dei due parlamentari della Knesset – Poiché Israele fa parte della comunità occidentale e comprende molto bene cosa significhi difendere la propria indipendenza di fronte a un’aggressione ingiusta e a continui bombardamenti di civili, non può restare in disparte”.
In queste ore intanto Putin è tornato a parlare al suo paese dell’aggressione dell’Ucraina, che il presidente russo definisce ancora “operazione speciale”. Ha ancora una volta accusato falsamente il governo ucraino di aver iniziato la guerra imponendo “un regime neonazista” nel Donbass e, ha aggiunto, per questo il Cremlino avrebbe deciso l’invasione.