Tensioni e violenza in Cisgiordania
“Nessuno può farsi giustizia da solo”

L’incontro di Aqaba, in Giordania, doveva essere il primo passo per far diminuire le tensioni tra palestinesi e israeliani. Vertici della sicurezza di Gerusalemme e di Ramallah – con la mediazione di giordani, egiziani e americani – si erano trovati per “discussioni ampie e franche”, spiegava una nota condivisa dalle parti. Israeliani e palestinesi avevano affermato “l’impegno a rispettare tutti i precedenti accordi e a lavorare per una pace giusta e duratura”. Entrambe le parti avevano condiviso “la necessità di impegnarsi per la de-escalation sul terreno e per prevenire ulteriori violenze”. Poi è arrivato un nuovo attentato terroristico palestinese e le promesse di Aqaba sono state superate dagli eventi. 
La violenza è tornata a farla da padrona. A cadere per mano dell’odio, i fratelli israeliani Hallel e Yagel Yaniv, uccisi nella cittadina di Huwara, pochi chilometri a sud di Nablus in Cisgiordania. Poi, mentre le forze di sicurezza erano impegnate nella ricerca del terrorista palestinese responsabile dell’attacco, Huwara è diventata teatro di un’altra violenza. Gruppi di estremisti israeliani hanno iniziato ad attaccare con molotov e pietre persone e abitazioni. Nove famiglie palestinesi sono state salvate dalle case in fiamme dalle forze israeliane, arrivate nella zona nel tentativo di ristabilire l’ordine. La rabbia per ore è rimasta fuori controllo. E contro gli attacchi si è espresso con fermezza il presidente d’Israele Isaac Herzog. Dopo aver condiviso il proprio dolore per l’uccisione dei fratelli Yaniv, Herzog ha ribadito che solo le forze di sicurezza possono e devono intervenire. “Prendere in mano la legge, le rivolte e le violenze contro innocenti: non è il nostro modo di fare e lo condanno fermamente”, le sue parole al riguardo. “Dobbiamo permettere all’esercito, alla polizia israeliana e alle forze di sicurezza di catturare lo spregevole terrorista e ristabilire immediatamente l’ordine”, ha poi aggiunto Herzog. Anche il Primo ministro Benjamin Netanyahu aveva lanciato un appello alla calma, rimasto però inascoltato. “Vi ricordo che nelle ultime settimane le forze di sicurezza hanno eliminato decine di terroristi e impedito decine di attacchi”, le parole di Netanyahu rivolte ai violenti. “Lasciate che l’esercito completi l’inseguimento, non prendete la legge nelle vostre mani e insieme sconfiggeremo il terrorismo”. Parole simili le ha pronunciate il ministro della Difesa Yoav Gallant ha invitato gli israeliani a non farsi giustizia da soli. Arrivato a Huwara in queste ore, Gallant che ha chiesto “a tutti di calmarsi. Non si può agire di pancia, non ha legittimità. In nessun caso – ha aggiunto – dovremmo permettere una situazione in cui le persone si fanno giustizia da sole. Chiedo a tutti di obbedire alle istruzioni della legge e soprattutto di fidarsi dell’esercito e delle forze di sicurezza in tutto il Paese”. Intanto, scrive Kan, è arrivato l’appello Usa al governo di Gerusalemme affinché intervenga per porre fine alle violenze.
Ron Ben Yishai, decano dei corrispondenti di guerra israeliani, su ynet scrive: “quanto accaduto ad Huwara, a partire dall’assassinio dei fratelli Hillel e Yagel Yaniv, la cui memoria sia benedetta, alle rivolte che gli ebrei hanno commesso contro i residenti palestinesi della città, finendo con l’insediamento illegale di Evyatar, tutto questo indica una perdita di deterrenza da parte del forze di sicurezza e delle forze dell’ordine nei confronti di entrambe le parti”. Per Yishai, “i terroristi palestinesi non hanno più paura di compiere attacchi in pieno giorno perché la fama dei martiri su TikTok supera il loro desiderio e la loro voglia di vivere. La loro rabbia nei confronti dell’Autorità palestinese, corrotta e disfunzionale, e i frequenti scontri con le forze di sicurezza israeliane stanno erodendo anche quel poco di deterrenza rimasta. Hanno le armi e il resto è quasi irrilevante. Ecco perché anche le misure che sono ora sul tavolo dell’attuale governo non saranno d’aiuto: la pena di morte e la demolizione delle case colpiscono solo lo spirito, ma non di scoraggiano o calmano”. Il riferimento è alla decisione del governo di introdurre una legge che infligga la pena di morte ai terroristi. La norma sarà discussa mercoledì alla Knesset. Per l’analista molti errori sono stati commessi in queste settimane. Ad esempio non agire preventivamente per fermare quelle che definisce “prevedibili violenze da parte di giovani israeliani” a Huwara. Violenze che alcuni elementi della maggioranza di governo, aggiunge l’analista, invece che condannare hanno alimentato. Tra questi, Zvika Fogel del partito di estrema destra Otzma Yehudit, che in alla radio israeliana ha giustificato le violenze contro i residenti della città palestinese. Infiammare gli animi, stigmatizza l’esperto, servirà solo per alimentare altra violenza, non farà da deterrente.
“Non ha senso elencare tutto ciò che si poteva fare, – conclude – ma in questo momento in cui siamo già nel bel mezzo della terza intifada, il primo ordine è quello di ridurre gli attriti, rafforzare l’Autorità palestinese e ricordare la regola ebraica: Il silenzio è bello per i saggi”.