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Israele, il compromesso che manca

Da settimane panel di esperti lavorano alla controversa riforma della giustizia proposta dal governo Netanyahu. Si cerca di trovare un compromesso – ancora lontano nonostante gli auspici del presidente d’Israele Isaac Herzog – per un piano che, nella sua formulazione attuale, darebbe un chiaro primato al potere esecutivo sul giudiziario, riducendo il controllo della Corte Suprema e influenzando in modo determinante la scelta dei giudici. Si arriverebbe così a una modifica radicale degli equilibri istituzionali in Israele. Una correzione, sostengono i promotori della riforma. Un danno irreparabile alla democrazia, la critica di magistrati, economisti e di parte significativa dell’opinione pubblica che si prepara a scendere ancora in massa in piazza. Tra quarantotto ore è infatti prevista una nuova manifestazione nazionale definita dagli organizzatori di “resistenza alla dittatura”. Termini che raccontano di come il paese sia sempre più diviso. E in questo contesto di tensione sociale, anche il viaggio di Netanyahu verso l’Italia potrebbe rimanere coinvolto. Dopo alcune difficoltà nel reperire l’equipaggio per il suo volo verso Roma – difficoltà in parte legate alle proteste -, ora il rischio per Premier israeliano è di trovare le strade attorno all’aeroporto Ben Gurion bloccate. Almeno questa è l’intenzione annunciata da parte dei manifestanti, che annunciano di voler impedire la partenza al capo del governo.
A Gerusalemme nel mentre si guarda anche al tema sicurezza. L’esercito in queste ore ha infatti avviato un’operazione a Jenin, nel nord della Cisgiordania. Secondo fonti dei media israeliani, l’azione avrebbe portato all’eliminazione del terrorista responsabile dell’uccisione dei fratelli Hallel e Yagel Yaniv.