Israele, un biennio felice
e le preoccupazioni per la riforma
In una Israele oggi profondamente divisa dalla riforma della giustizia del governo Netanyahu, tanto da far dire al Presidente Herzog che si rischia una “guerra civile”, fa notizia il posizionamento nella classifica dei paesi più felici al mondo. Prendendo in esame il periodo 2020-2022 l’indagine, redatta dalle Nazioni Unite, presenta i cittadini israeliani come tra i più soddisfatti di vivere nel proprio paese. Così, in questa speciale classifica della felicità, Israele è salita al quarto posto. Un significativo balzo in avanti rispetto all’undicesimo posto della precedente rilevazione.
Nell’indagine si misura il benessere soggettivo attraverso alcuni parametri legati alla percezione della qualità della vita. “Un’economia vivace è un fattore chiave quando si parla di come i cittadini percepiscono il livello di soddisfazione”, spiegava Anat Fanti, ricercatrice dell’Università Bar Ilan a ynet. “Anche l’aspettativa di vita e il livello di sostegno sociale contribuiscono a spiegare i voti alti di Israele”. Per Fanti il posizionamento così alto d’Israele può essere in gran parte attribuito alla sua rapida ripresa economica post-pandemia. E proprio il tema economico è uno dei fattori su cui si discute in riferimento alla riforma della giustizia, volta ad attribuire maggiore potere all’esecutivo e depotenziare la Corte Suprema. Per i sostenitori, un riequilibrio tra poteri. Per i critici, un danno irreversibile alla democrazia attraverso la cancellazione di questo equilibrio a favore del governo e della maggioranza. Un’opinione che sembra condivisa dai funzionari del ministero delle Finanze attraverso un documento interno, pubblicato ora su diversi media israeliani. “Compromettere i parametri democratici di Israele potrebbe portare a un declassamento del rating e quindi a un calo dello 0,8% del PIL, il che significa una perdita di 74 miliardi di dollari in cinque anni dopo l’approvazione della riforma giudiziaria”, si legge nel documento che sarebbe dovuto rimanere ad uso interno. “L’economia israeliana è forte e i dati presentati indicano una crescita continua”, la replica del ministro delle Finanze Bezelel Smotrich. “La mia posizione sulla riforma è ben nota e credo che contenga grandi opportunità per la nostra economia perché ridurrà la burocrazia e i regolamenti, con conseguente crescita del mercato israeliano”.
Sempre in queste ore è arrivata una missiva diretta al Premier Netanyahu firmata dall’Israel Business Forum, di cui fanno parte alcune delle banche e aziende più importanti del paese. “Chiediamo di fermare immediatamente le iniziative legislative previste, prima fra tutte la legge che modifica la commissione per la selezione dei giudici”, si legge nella lettera pubblicata dall’emittente canale 12. Il riferimento è al disegno di legge sulle nomine giudiziarie che garantirà il controllo del governo sulla selezione della maggior parte dei giudici del paese, compresi quelli della Corte suprema. “Questa legge danneggia gravemente il sistema legale e mina le fondamenta della democrazia basata sulla separazione dei poteri e sull’indipendenza del sistema legale, trasformando Israele in una dittatura”, il duro intervento del Forum, secondo cui la riforma causerà gravi danni all’economia nazionale.