Inflazione e riforma della giustizia,
sfide per l’economia d’Israele

Per combattere l’inflazione la Banca centrale d’Israele ha aumentato il tasso d’interesse di riferimento dello 0,25 per cento. È il nono aumento consecutivo in un anno, con il tasso che ora è al 4,5 per cento. “Comprendiamo il dolore dei cittadini, ma bisogna capire che l’inflazione erode il valore del denaro e il valore dei loro beni. Danneggia soprattutto i deboli e siamo quindi determinati a ridurla. Se l’inflazione si radica, il danno sarà maggiore”, ha spiegato il governatore della Banca d’Israele Amir Yaron (nell’immagine in un incontro con il presidente Isaac Herzog). L’inflazione in Israele supera attualmente il 5 per cento (in Italia è al 9,1), mentre l’obiettivo è di portarla al di sotto del 3 per cento. Da qui la decisione della Banca centrale.
“Lo strumento dei tassi di interesse sta funzionando negli Stati Uniti e nel blocco dell’euro, e funzionerà anche in Israele”, la previsione di Yaron. Alcuni esponenti politici della maggioranza hanno contestato la decisione. In particolare il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi, del Likud, ha puntato il dito contro il numero uno della Banca centrale. “Forse – le sue parole – è possibile mettere un robot al posto del governatore, che prenderà decisioni sull’aumento dei tassi di interesse basandosi su un algoritmo oggettivo”.
Una critica a cui Yaron ha replicato sottolineando l’indipendenza del suo ruolo e come il Premier Netanyahu condivida questa esigenza. Riguardo all’azione dell’esecutivo, il governatore ha poi nuovamente parlato, in conferenza stampa e in alcune interviste, della riforma della giustizia. In particolare sottolineando come l’attuale incertezza e la mancanza di un consenso ampio attorno a questo provvedimento, rischi di provocare un danno rilevante all’economia del paese. “Dobbiamo essere attenti al fatto che in quasi tutti gli scenari il danno è significativo. È molto difficile stimare se l’effetto si stia già facendo sentire. L’incertezza non è un bene – l’analisi di Yaron – e quindi quanto prima si raggiunge una soluzione e quanto più ampio è l’accordo su di essa, tanto più il danno potenziale si attenuerà”.
Al riguardo il Dipartimento di ricerca della Banca centrale ha presentato due previsioni sul possibile effetto della riforma. “Se questo evento è molto, molto temporaneo, si concluderà con un impatto dello 0,8% sul PIL annuo – circa 14 miliardi di shekel”, ha spiegato Yaron. “Se dovesse continuare nel tempo, il danno potrebbe raggiungere i 50 miliardi di shekel all’anno nei prossimi tre anni”.