Maia e Rina, il dolore d’Israele
“Come farò a spiegare a Lucy cosa è successo ai suoi due preziosi doni, quando si sveglierà dal coma?”. È la tragica domanda che il rabbino Leo Dee si è posto davanti alle migliaia di persone venute a dare l’ultimo saluto alle sue due figlie, Maia e Rina, 20 e 15 anni, assassinate da terroristi palestinesi nel nord della Cisgiordania. Le due ragazze viaggiavano assieme alla madre, Lucy, quando la loro auto è stata attaccata a colpi di arma da fuoco. Le due giovani sono state uccise, mentre la madre è stata ferita gravemente ed è ricoverata in condizioni critiche.
“Maia e Rina, siete due fiamme che non si sono spente. Porterete più luce al mondo. Ci avete ispirato e amato; in cambio, vi ameremo per sempre”, il saluto del padre, rav Dee, nel corso del funerale. Con la morte delle sue due figlie il drammatico bilancio delle vittime del terrorismo palestinese negli ultimi tre mesi è salito a diciotto. Un numero che racconta di una tensione sempre più grave sul fronte sicurezza, complicato dai recenti attacchi missilistici sparati da terroristi palestinesi da Gaza, sud del Libano e Siria. Attacchi a cui l’esercito israeliano ha risposto, colpendo diverse postazioni strategiche nelle tre aree da cui provenivano i missili.
Le forze di sicurezza hanno alzato da tempo il livello di allarme. Osservata speciale, Gerusalemme. In particolare l’area del Monte del Tempio o Spianata delle moschee, teatro di forti scontri tra agenti israeliani e giovani palestinesi negli ultimi giorni. “Questi giovani – spiega l’analista militare di Haaretz Amos Harel – non hanno passato la notte nella moschea solo per motivi religiosi. Hanno accumulato lì fuochi d’artificio e pietre per prepararsi a scontrarsi con le forze di sicurezza. Hamas ha incitato alla violenza sul Monte per settimane”. Per Harel però l’intervento degli agenti è stato troppo duro e, riportano i media israeliani, anche tra i vertici della polizia è stato espresso rammarico per alcune azioni. Le ultime ventiquattro ore sono state gestite allentando la tensione e l’obiettivo è arrivare alla fine del Ramadan, evitando escalation nell’area.
Rispetto agli attacchi missilistici – di cui Israele ritiene responsabili i terroristi di Hamas – Amos Yadlin, ex capo dell’intelligence militare israeliana, spiega come siano un segnale dell’erosione della deterrenza israeliana di fronte al nemico. Quest’ultimo, la valutazione di Yadlin considera “Israele indebolita a causa della spaccatura interna e dal fatto che le relazioni con gli Stati Uniti siano in crisi”. Per l’ex militare è però importante “distinguere tra la deterrenza ‘strategica’ israeliana, che è ancora molto forte, e la valutazione del nostro nemico secondo cui il livello di provocazione è aumentato in modo significativo. Nasrallah vede l’escalation con Israele come un rischio calcolato, che è giusto correre perché secondo lui Israele nella sua situazione non rischierà la guerra”. Il riferimento è al capo di Hezbollah, il movimento terroristico che controlla il Sud del Libano. Da qui, proprio con il benestare di Nasrallah, i palestinesi hanno sparato i missili contro il nord d’Israele. Yadlin sottolinea però come il leader di Hezbollah stia sbagliando i calcoli, come accaduto nel 2006. D’altra parte aggiunge che la crisi interna sta effettivamente indebolendo la capacità di Israele di reagire. Per questo, afferma l’ex capo dell’intelligence militare, “il primo e più urgente passo, che ripristinerà nel modo più immediato l’immagine di deterrenza di Israele con assenza di costi per la sicurezza, è quello di fermare la rivoluzione legale. Vista l’emergenza sicurezza, Netanyahu può e deve annunciare che qualsiasi cambiamento nella struttura governativa avverrà solo con un ampio consenso”. Per il momento la contestata riforma giuridica, contro cui continuano le manifestazioni di massa, è stata sospesa. Si attende di sapere come agirà il governo alla ripresa dei lavori della Knesset dopo la festività di Pesach. Intanto a dare un segnale al Premier Netanyahu sono i sondaggi. L’ultimo, pubblicato dall’emittente Canale 13, evidenzia un crollo del suo Likud, che da primo partito della Knesset viene dato al terzo posto (20 seggi), dietro ai partiti attualmente all’opposizione – Campo nazionale (29) guidato da Benny Gantz e Yesh Atidi di Yair Lapid (21).