Israele e la riforma della giustizia,
l’economia chiede il compromesso 

L’attesa è per fine aprile quando la Knesset tornerà ufficialmente al lavoro. Per allora il presidente d’Israele Isaac Herzog spera di riuscire a trovare un compromesso sulla riforma della giustizia del governo Netanyahu. Presso la sua residenza a Gerusalemme in queste settimane Herzog sta ospitando le diverse delegazioni dei partiti di maggioranza e opposizione con l’obiettivo di raggiungere un’intesa sulla contestata riforma. “È un potenziale momento costituzionale”, le sue parole in una recente intervista ai media internazionali. “Un momento in cui possiamo indirizzare Israele ad avere una struttura più forte e solida”. Al momento la maggioranza guidata dal Premier Netanyahu ha sospeso l’approvazione della revisione – volta in particolare a limitare il potere della Corte Suprema – dopo le proteste che hanno coinvolto realtà molto diverse della società israeliana. Proteste che proseguono a Tel Aviv dove nel fine settimana è andata in scena per la quindicesima volta un’altra manifestazione contro il governo. Quest’ultimo ha preparato il terreno per poter approvare in una giornata il pacchetto delle riforme e potrebbe accadere nel caso in cui i negoziati dovessero fallire. Herzog a riguardo ha detto di “non essere un ingenuo” e di essere dunque consapevole della fragilità dei negoziati. “Ma c’è ancora una possibilità”, la sua valutazione.
Nel frattempo a preoccupare il mondo economico del paese è arrivata la decisione dell’agenzia di rating Moody’s di abbassare l’outlook sul debito israeliano da “positivo” a stabile, affermando che le riforme previste potrebbero indebolire le istituzioni del paese. “Il modo in cui il il governo ha tentato di attuare una riforma ad ampio raggio senza cercare ampio consenso indica un indebolimento della sua solidità istituzionale e della prevedibilità politica”, si legge nel comunicato di Moody’s. “Di conseguenza, i rischi sul rating di Israele portano a un outlook stabile”. L’agenzia internazionale di valutazione del credito ha mantenuto però il rating ad A1.
Alla notizia della decisione di Moody’s hanno reagito il Primo ministro Netanyahu e il suo ministro delle Finanze Bezalel Smotrich. In un comunicato congiunto, diffuso al termine di shabbat, hanno dichiarato che “gli analisti dell’agenzia di rating Moody’s riconoscono correttamente la forza dell’economia israeliana in tutti gli indici e la corretta e responsabile leadership economica che conduciamo, con la saggia gestione della spesa pubblica e l’avanzamento delle riforme che favoriscono la crescita”. Rispetto alle preoccupazioni dell’agenzia sulla stabilità del paese a causa della riforma, Netanyahu e Smotrich le considerano dovute a una mancanza di conoscenza della “forza della società israeliana”. E aggiungono: “L’economia israeliana è stabile e solida e con l’aiuto di Dio rimarrà tale”. Un forum che raccoglie alcuni dei principali economisti e uomini d’affari israeliani ha molto criticato la risposta del governo. L’ha definita “estremamente preoccupante e scollegata dalla realtà”. Secondo queste voci è “strano” che Premier e ministro delle Finanze interpretino in modo positivo il rapporto di Moody’s perché i punti positivi di quest’ultimo “riguardano la capacità della società israeliana di opporsi alle misure del governo, mentre tutti i punti negativi riguardano i piani del governo”.
L’agenzia di rating nel suo documento mette in evidenza come l’esecutivo abbia “ribadito la sua intenzione di cambiare le modalità di selezione dei giudici. Ciò significa che permane il rischio di ulteriori tensioni politiche e sociali all’interno del Paese”. Tensioni, si avverte, che rischiano di indebolire ulteriormente l’economia nazionale. Da qui l’invito a trovare un’intesa, obiettivo su cui si concentrano gli sforzi del presidente Herzog.