Un nuovo Bilancio per Israele

Lo scoglio dell’approvazione del Bilancio è sempre un passaggio delicato per i governi israeliani. Anche questa volta le trattative tra i partiti della coalizione sono stati prolungati e non senza tensioni. Ma alla fine, nel corso della mattinata, il governo del Primo ministro Benjamin Netanyahu ha ottenuto il passaggio del Bilancio biennale. La maggioranza alla Knesset ha votato compatta, con 64 voti a favore, dando così al Premier due anni di tranquillità, almeno sul fronte del budget statale. I negoziati interni sono stati lunghi. Il Likud ha trattato per settimane con i partiti haredi – Shas e Yahadut HaTorah – e con il fronte dell’estrema destra – Sionismo religioso e Otzmah Yehudit. Alla fine un compromesso – molto criticato dalle opposizioni, ma anche da alcuni economisti – è stato trovato. Il bilancio ammonterà a 484 miliardi di shekel nel 2023 e a 514 miliardi nel 2024.
Parlando dopo il voto alla Knesset, Netanyahu ha affermato che il via libera è la dimostrazione “che questa coalizione sa come lavorare. Resteremo qui per quattro anni. L’opposizione non si illuda”.
“È un momento molto importante”, ha dichiarato Yohanan Plesner, il presidente dell’Israel Democracy Institute in merito all’approvazione del Bilancio biennale. “Dà a Netanyahu una ragionevole proiezione di stabilità per i prossimi mesi, e forse per un anno e mezzo”.
Tra le misure incluse nella finanziaria ci sono, spiega il quotidiano economico Globes, il Fondo Arnona (imposta comunale sugli immobili), la legge sulle infrastrutture nazionali, le agevolazioni burocratiche per le piccolissime imprese, una maggiore trasparenza sulle commissioni bancarie e una maggiore concorrenza nel mercato dei pagamenti. Il bilancio, rileva ancora Globes, è stato criticato per la mancanza di misure volte a contenere il costo della vita e per l’ampliamento delle sovvenzioni garantite al settore haredi. In particolare nell’occhio del ciclone ci sono 4 miliardi di euro diretti ad aumentare, tra le altre cose, i sussidi per gli uomini haredi (ultraortodossi) che studiano a tempo pieno nelle scuole religiose. E sono poi previsti ulteriori fondi per queste ultime. Il direttore del bilancio del Ministero delle Finanze, Yogev Gardos, ha avvertito che questi stanziamenti rischiano di danneggiare l’economia del paese, incoraggiando ulteriormente i haredi a rimanere fuori dal mercato del lavoro, diminuendo così il reddito di una comunità già segnata da livelli di povertà tra i più alti d’Israele. Gardos ha poi aggiunto che se non si incoraggia il tasso di partecipazione al lavoro tra gli uomini haredi, entro il 2065 il governo dovrà aumentare le imposte dirette del 16 per cento per mantenere lo stesso livello di servizi che fornisce senza aumentare il deficit.
Alle critiche ha replicato il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich dopo il voto, accusando i media di voler spostare l’attenzione solo sulla . “Confrontate la portata della copertura mediatica dei bilanci dell’istruzione haredi con quella delle altre sezioni del bilancio statale. I primi costituiscono forse lo 0,5 per cento dell’intero bilancio. Il 99 per cento va a beneficio di tutti i cittadini di Israele, ma non ve lo mostreranno. – la tesi del ministro – Per loro, il 99 per cento delle informazioni riguarderà il budget per i haredim, e meno del 50 per cento riguarderà il resto, perché non vogliono che sappiate la verità. Sapete già perché, vero? Perché quando si tratta di sinistra lodano e quando si tratta di destra si lamentano”, ha attaccato Smotrich.
“Il bilancio che il governo ha presentato è devastante”, la contestazione del capo dell’opposizione Yair Lapid. “Non c’è nessuna riforma che possa migliorare lo stato dell’economia, non ci sono motori di crescita, non c’è lotta al costo della vita, c’è solo un’estorsione senza fine”.
Con l’approvazione del pacchetto finanziario, Netanyahu si intanto è detto ottimista riguardo al passaggio della riforma della giustizia – contestata legislazione che limiterebbe alcuni poteri della Corte Suprema. Al momento i provvedimenti sono stati congelati per consentire colloqui di compromesso con l’opposizione, finora infruttuosi. “Stiamo cercando di raggiungere un’intesa. – ha dichiarato Netanyahu – Spero che ci riusciremo”.
(Foto della Knesset)