“Tsurkov, rapita perché israelianaRiteniamo l’Iraq responsabile”
Elizabeth Tsurkov, ricercatrice esperta di Medio Oriente con cittadinanza israeliana e russa, si trovava a Bagdad per fare ricerca nel suo campo. Dottoranda all’Università di Princeton, il 19 marzo scorso aveva fatto sapere alla rivista con cui collaborava – il New Lines Magazine – di voler rientrare negli Stati Uniti. “Ci ha detto che ne aveva abbastanza di fare ricerca sul campo in Medio Oriente e che voleva tornare all’Università di Princeton per scrivere la sua tesi di dottorato. ‘Niente più lavoro sul campo’, aveva detto. – raccontano i colleghi del New Lines Magazine – Eravamo sollevati. Non volevamo che rimanesse in un Iraq sempre più dominato dalle milizie filo-iraniane. Poco più di una settimana dopo abbiamo appreso dalle nostre fonti che una milizia filo-iraniana l’aveva rapita a Baghdad, dove stava facendo ricerca. Da allora non abbiamo più avuto sue notizie”. Da mesi Tsurkov, 36 anni, è infatti nelle mani del gruppo Kataib Hezbollah, una milizia irachena legata all’Iran. Lo ha confermato nelle scorse ore al New York Times l’ufficio del Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. “Elizabeth Tsurkov è ancora viva e riteniamo l’Iraq responsabile della sua sicurezza e del suo benessere”, la posizione del governo di Gerusalemme.
“È un’accademica che ha visitato l’Iraq con il suo passaporto russo, di sua iniziativa, per lavorare al suo dottorato e alla sua ricerca accademica per conto dell’Università di Princeton negli Stati Uniti”. Tsurkov è entrata nel paese usando il passaporto russo, considerando che Israele e Iraq non hanno relazioni diplomatiche e che il secondo considera il primo un paese ostile. Una fonte di Haaretz ha affermato che chi ha rapito la ricercatrice probabilmente sapeva che fosse una cittadina israeliana.
E, aggiunge Yedioth Ahronoth, i funzionari israeliani ritengono che il caso non sarà risolto nel prossimo futuro. “Non ci si aspetta un rilascio immediato, ed è improbabile che Israele si impegni in negoziati diretti o in pagamenti per il rilascio di Tsurkov, come ha fatto in precedenti casi di rapimenti israeliani”.
L’organizzazione che l’ha rapita, Kataib Hezbollah, non è direttamente affiliata al famigerato movimento terroristico libanese, ma è strettamente collegato alle Guardie rivoluzionarie iraniane. Gli Stati Uniti l’hanno ufficialmente designata come organizzazione terroristica e la ritiene responsabile del lancio di razzi contro una sua base in Iraq nel 2019. Un attacco, sottolinea il New York Times, che ha contribuito l’allora amministrazione americana a decidere per l’eliminazione di Qassim Suleimani, il capo della Forza Quds iraniana, braccio internazionale delle Guardie rivoluzionarie.
Sempre secondo il quotidiano americano, proprio i legami tra Kataib Hezbollah e il regime di Teheran fanno temere per un possibile trasferimento di Tsurkov in Iran. “Se il suo rapimento dovesse risultare più direttamente collegato all’Iran, si tratterebbe di una grave escalation in una lunga guerra ombra tra Israele, la stessa Iran e i suoi alleati in tutto il Medio Oriente”, scrive il New York Times. Le fonti di Yedioth Ahronoth e Haaretz sembrano escludere questo trasferimento. Inoltre fanno sapere che le condizioni della ricercatrice sono “buone, nonostante sia tenuta prigioniera”.
Tsurkov è nata nel 1986 a San Pietroburgo. È figlia di due dissidenti politici che furono imprigionati dalle autorità sovietiche per aver lavorato al fianco di Natan Sharansky, il celebre dissidente che lottò per il diritto degli ebrei dell’Urss di emigrare in Israele. I Tsurkov fecero l’aliyah nel 1990 ed Elizabeth, dopo il servizio militare, dal 2006 al 2008 ha lavorato come assistente proprio di Sharansky. “La conosco da molti anni. È chiaro che non è una spia dell’America, della Russia o di Israele, ed è impegnata soprattutto nella ricerca accademica”, le parole di Sharansky sulla vicenda del rapimento. Nel suo percorso di studi in scienze politiche Tsurkov si è focalizzata sul Medio Oriente. Dalla Siria all’Iraq, che ha visitato dieci volte in passato.