Biden e le critiche a Gerusalemme “Spero nella moderazione di Netanyahu”
Tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il Premier israeliano Benjamin Netanyahu c’è un rapporto decennale. Entrambi in diverse occasioni hanno parlato di un legame di amicizia che si è consolidato nel tempo. La prima volta che si incontrarono era il 1982: Biden era stato eletto per la seconda volta senatore mentre Netanyahu era vicecapo della delegazione israeliana a Washington.
Quando nel 2010 l’allora vicepresidente Biden arrivò a Gerusalemme, Netanyahu, nonostante i contrasti con l’allora presidente Usa Barack Obama, lo salutò calorosamente. “Abbiamo un’amicizia personale che dura da tre decenni. Riesci a credere che sia passato così tanto tempo?”, il saluto del leader del Likud al vicepresidente Usa. “No, stai invecchiando, Bibi. Non so come sia possibile”, la replica ironica. Oltre dieci anni dopo quell’incontro, i rapporti tra i due appaiono molto mutati. Tanto che Biden non ha ancora invitato Netanyahu alla Casa Bianca da quando, a fine 2022, è tornato alla guida d’Israele. Un’attesa insolita, considerando che per tradizione le amministrazioni Usa hanno sempre invitato i Premier israeliani (in passato lo stesso Netanyahu) pochi mesi dopo l’inizio dei loro mandati. Il motivo della freddezza lo ha esplicitato Biden in una recente intervista alla Cnn, in cui ha apertamente criticato alcune componenti e azioni dell’attuale governo di Gerusalemme. Un esecutivo con i membri “più estremi che abbia mai visto” in Israele.
In particolare il presidente ha criticato la gestione delle tensioni in Cisgiordania. “Non è tutto un problema di Israele, ma loro sono una parte del problema e in particolare quegli individui nel gabinetto che dicono: ‘Possiamo insediarci dove vogliamo. Non hanno diritto di stare qui, e così via”, ha detto Biden, intervistato dal giornalista Fareed Zakaria. Il riferimento era in particolare alle dichiarazioni dei ministri dell’estrema destra Itamar Ben-Gvir (Sicurezza nazionale) e Bezalel Smotrich (Finanze). “Penso che abbiamo parlato regolarmente con loro, cercando di limitare ciò che sta accadendo, e speriamo che Bibi continui a muoversi verso la moderazione e il cambiamento”, l’auspicio espresso dal Presidente Usa. Ben-Gvir ha risposto scrivendo su Twitter che Biden “deve rendersi conto che non siamo più una stella sulla bandiera americana”.
A marzo, il presidente Usa era intervenuto anche sulla riforma della Giustizia, di cui in queste ore si votano alcune parti. Lo aveva fatto per criticare l’azione dell’esecutivo alla luce delle proteste di massa nel paese. E aveva invitato Netanyahu a trovare un accordo ampio su una riforma così delicata. Parole ritenute un’invasione di campo da diversi membri del governo, il Premier in testa. “Israele è uno stato sovrano e decide per sé”, la sintesi delle diverse repliche all’intervento da oltreoceano.
Nell’intervista di questi giorni con Zakaria il tema delle riforme è rimasto fuori. Ma Biden è tornato sulla questione dei negoziati con i palestinesi, affermando di continuare a credere che la soluzione dei due Stati sia la strada giusta. D’altro lato ha evidenziato come l’Autorità palestinese abbia perso credibilità, lasciando così la porta aperta all’estremismo.
A una domanda poi sull’atteso invito alla Casa Bianca di Netanyahu, Biden ha evitato una risposta diretta, sottolineando come presto – la prossima settimana – ad essere ospite sarà il presidente d’Israele Isaac Herzog. Questi interverrà anche davanti al Congresso.
Nel colloquio con Cnn si è poi toccato il tema Arabia Saudita. L’inquilino della Casa Bianca ha difeso la sua visita a Riyadh di un anno fa, sottolineando di aver ottenuto alcuni risultati da quel viaggio. Tra questi, l’apertura dello spazio aereo saudita ai voli israeliani. Un passo significativo nel lungo percorso verso la normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. Una normalizzazione che, ha aggiunto Biden, è ancora molto lontana.
(Nell’immagine, un incontro tra Biden e Netanyahu nel 2016 a Gerusalemme – Foto dell’Ufficio del Primo ministro israeliano)