Italia-Israele, la visita di Eli Cohen e il futuro dell’ambasciata a Roma
Il filo diretto tra Roma e Gerusalemme continua a rafforzarsi. Con novità importanti sia sul fronte della cooperazione tra i due Stati sia su quello delle nomine delle rappresentanze diplomatiche.
Sul primo punto, la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini, in missione in questi giorni in Israele, ha parlato di “nuove sinergie che saranno avviate nel prossimo futuro” e soprattutto ha dato un orizzonte temporale all’atteso vertice intergovernativo tra i due paesi. Un incontro preannunciato a marzo dal Premier Benjamin Netanyahu nella sua visita a Roma e che dovrebbe tenersi il prossimo ottobre, secondo quanto comunicato dal ministero dell’Università e della Ricerca. Un passaggio importante per consolidare le intese pregresse e per avviare nuove cooperazioni, considerando che l’ultimo appuntamento di questa portata era stato organizzato nel 2012 alla Farnesina. Intanto i vertici delle due diplomazie torneranno a parlarsi di persona a breve: il ministro degli Esteri Eli Cohen, attualmente in Serbia, è infatti atteso a Roma per una due giorni di incontri con i rappresentanti del governo italiano e della Santa Sede. Tanti i punti in agenda e, in prospettiva, anche la scelta del successore dell’attuale ambasciatore d’Israele Alon Bar. Cohen ha già presentato la sua proposta. Per l’incarico vorrebbe Benny Kasriel, dal 1992 sindaco di Ma’ale Adumin, insediamento a Est di Gerusalemme. Lo aveva annunciato in primavera e lo ha confermato in una recente intervista con il sito d’informazione Makor Rishon. Ma per il via libera definitivo serve ancora l’approvazione governativa.
Kasriel, figlio di genitori immigrati dall’Iran, è un politico del Likud di lunga data. Laureatosi in Studi internazionale all’Università Ebraica, ha conseguito un master in studi sul Medio Oriente contemporaneo all’Università di Tel Aviv. Dopo aver lavorato nel ministero dell’Edilizia e aver ottenuto incarichi di vertice in importanti imprese di costruzione israeliane, è diventato sindaco di Ma’ale Adumim nei primi anni Novanta. Un periodo in cui Benjamin Netanyahu iniziava la sua ascesa politica. Kasriel, come riportato in un colloquio con il sito Al-Monitor, è stato tra i primi a puntare proprio su Netanyahu, sostenendone la candidatura alla guida del Likud. Un ruolo ottenuto nel 1993 a cui seguì, tre anni dopo, la vittoria elettorale e la conquista per la prima volta della premiership israeliana.
In questi anni Kasriel, mantenendo il suo sostegno a Netanyahu, non ha però lesinato critiche al leader del Likud. Nel 2020, intervistato dal conservatore Israel Hayom in merito all’elezione di Joe Biden alla Casa Bianca e del futuro degli insediamenti in Cisgiordania, aveva espresso alcune preoccupazioni riguardo alla presidenza democratica. Ma soprattutto si era rivolto al Premier Netanyahu. “A volte mi sembra che stia giocando con noi. Non è plausibile che io stia aspettando da più di un anno l’approvazione del Primo Ministro per aggiungere un piano a 16 case esistenti qui a Ma’ale Adumim – le sue parole -. Non un insediamento lontano, anche se anche loro hanno dei diritti. Non ha senso che io abbia bisogno dell’approvazione dell’Ufficio del Primo Ministro per un piano di costruzione di un’industria, o di una scuola, o per aggiungere stanze, o per costruire balconi”. In quell’occasione Kasriel si era detto deluso dalle politiche del Premier. “Sono cose che non hanno nulla a che fare con gli americani o i palestinesi. Mi aspettavo di più da Netanyahu. Anche i 700 nuovi appartamenti che stiamo costruendo ora, dopo un decennio di blocco delle costruzioni, li stiamo costruendo in condizioni di prossimità all’interno della città”. Al di là di queste posizioni, il sostegno e le attestazioni di stima nei confronti del leader del Likud non sono mancate. Anche nel corso di un recente incontro con il Premier (nell’immagine).
Rispetto alla situazione degli insediamenti in Cisgiordania, Kasriel ad Al-Monitor aveva esplicitato la sua posizione: “Chiunque conceda la Valle del Giordano non sopravviverà nel Likud. La mia linea rossa è la Giudea e la Samaria, non sono disposto a concedere nemmeno un centimetro”.
Nel corso del suo trentennale mandato di sindaco non sono poi mancate le polemiche. Una delle quali ha coinvolto il mondo haredi (ultraortodosso). Tra il 2017 e il 2019 diverse manifestazioni sono state infatti organizzate da movimenti di questo settore della società davanti al municipio di Ma’ale Adumim. L’accusa rivolta a Kasriel è stata quella di non voler istituire in città scuole per i bambini haredi, che così dovevano recarsi a Gerusalemme. Alcuni media locali attribuirono al primo cittadino la frase: “La nostra città non diventerà Beit Shemesh”. Quest’ultima è composta da una larga maggioranza haredi (secondo stime del 2020 il 95 per cento dei bambini sotto i 3 anni a Beit Shemesh è ultraortodosso).
Dal settore religioso sono poi arrivate di recente altre critiche a Kasriel. Il sito KikarHaShabat a inizio anno non ha gradito la posizione del sindaco sulle aperture delle iniziative commerciali di Shabbat. Un tema delicato in Israele. “Chi vuole aprire la propria attività durante lo Shabbat, lo faccia per favore”, aveva detto Kasriel in un’intervista con una radio locale. Secondo il sito, voce di una parte del mondo haredi israeliano, il regolamento comunale vieterebbe questa possibilità. Oltre le polemiche, Kasriel in questi anni ha comunque goduto di un sostegno trasversale e ha formato giunte in passato anche con membri del partito centrista Kachol Lavan. Rispetto alla sua possibile nomina ad ambasciatore, aveva detto di essere lusingato per la scelta del ministro Cohen.