Netanyahu e l’atteso invito di Biden,mentre Herzog vola a Washington
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Dopo una lunga attesa – sette mesi – è arrivato l’invito al Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per un incontro negli Usa con il Presidente americano Joe Biden. Il vertice tra i due dovrebbe essere organizzato in autunno e, secondo speculazioni giornalistiche, potrebbe avvenire a New York a margine dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Non alla Casa Bianca, dove invece è atteso nelle prossime ore il Presidente d’Israele Isaac Herzog. Per lui sarà la seconda volta al 1600 Pennsylvania Avenue, dopo la visita dell’ottobre scorso. Oltre a incontrare i vertici dell’amministrazione Biden, Herzog parlerà al Congresso che si riunirà per celebrare il 75esimo anniversario della nascita d’Israele. Alla vigilia della partenza per Washington, l’ufficio del Presidente ha spiegato che il viaggio ha lo scopo di “rafforzare le relazioni e la partnership tra Stati Uniti e Israele e di rispecchiare i profondi legami tra i Paesi che vanno al dii là di ogni controversia”. Il riferimento è ai complicati rapporti dell’attuale amministrazione Usa con l’ultimo governo Netanyahu, descritto dallo stesso Biden come uno dei “più estremisti” nella storia d’Israele. Dalla riforma giudiziaria alla questione dello sviluppo degli insediamenti, l’inquilino della Casa Bianca negli scorsi mesi ha espresso posizioni preoccupate e critiche rispetto all’azione della coalizione guidata da Netanyahu. Da qui il trascinarsi dell’invito a un incontro di persona con il Premier, ora arrivato per telefono. Una conversazione definita “lunga e calorosa” dall’ufficio del leader del Likud. Tra i temi discussi, “il rafforzamento del forte legame tra le nazioni, la prevenzione delle minacce dell’Iran e dei suoi alleati, l’espansione del cerchio della pace e sui continui sforzi per una de-escalation e stabilizzazione della situazione in Giudea e Samaria (rinnovando il processo di Aqaba-Sharm El-Sheikh)”.
Nel comunicato diffuso da Gerusalemme si legge anche che “il Presidente Biden ha invitato il Primo Ministro Netanyahu a incontrarsi presto negli Stati Uniti. Il Primo Ministro ha accettato l’invito ed è stato concordato che i team israeliani e americani coordineranno i dettagli dell’incontro”. La nota invece diffusa da Washington non fa riferimento all’invito, ma, oltre alla sinergia sull’Iran, parla anche della necessità prospettata da Biden “di adottare misure per mantenere la fattibilità di una soluzione a due Stati e migliorare la situazione della sicurezza in Cisgiordania”. A riguardo, la presidenza Usa ha accolto “con favore la disponibilità di Israele a prendere in considerazione nuove misure per sostenere i mezzi di sostentamento dei palestinesi e ha riconosciuto i passi promettenti compiuti dall’Autorità Palestinese per riaffermare il controllo della sicurezza a Jenin e in altre aree della Cisgiordania”. D’altra parte nella conversazione Biden avrebbe anche espresso la propria preoccupazione “per la continua crescita degli insediamenti e ha invitato tutte le parti ad astenersi da ulteriori misure unilaterali”.
Nella nota americana poi viene evidenziato come Biden abbia ribadito “nel contesto dell’attuale dibattito in Israele sulla riforma giudiziaria, la necessità di un consenso il più ampio possibile e che i valori democratici condivisi sono sempre stati e devono rimanere un segno distintivo delle relazioni tra Stati Uniti e Israele”. Sul tema invece l’ufficio di Netanyahu ha scritto che il Premier ha aggiornato l’inquilino della Casa Bianca “sulla legge che dovrebbe essere approvata la prossima settimana dalla Knesset e sulla sua intenzione di raggiungere un ampio sostegno pubblico per il resto della riforma durante la pausa estiva”. Nel frattempo però in Israele le grandi manifestazioni di piazza contro la riforma proseguono. Anche in queste ore migliaia di manifestanti hanno bloccato strade e dichiarato una giornata di protesta nazionale che ha portato anche ad alcuni arresti. La richiesta è di congelare anche la parte della riforma – l’abolizione della clausola di ragionevolezza – che la coalizione vuole approvare antro la chiusura estiva dei lavori parlamentari. Tra chi invoca lo stop, anche il senato accademico dell’Università Ebraica di Gerusalemme che ha approvato una risoluzione interna invitando “i vertici dell’accademia ad avviare l’interruzione di tutte le attività di ricerca e insegnamento non appena la proposta legislativa di abolizione dello standard di ragionevolezza sarà portata al voto in seconda e terza lettura”.
Anche all’interno dell’esercito si sono create divisioni. Centinaia di riservisti hanno minacciato di di cessare il proprio servizio volontario se il governo continuerà nel suo progetto di rivoluzionare il sistema giudiziario d’Israele. Una questione problematica che fa emerge temi di sicurezza in un paese costantemente sotto attacco. “Chiunque inviti a non presentarsi danneggia l’esercito e la sicurezza dello Stato”, ha dichiarato il Capo di Stato Maggiore Herzl Halevi. “Il nostro obiettivo in questi giorni è quello di combinare competenza e coesione” tra i soldati. “Nelle diverse arene, sia lontane che vicine, l’esercito deve essere vigile e pronto a rafforzare la deterrenza. Le attuali sfide per la sicurezza ci impongono di essere altamente preparati in termini di competenza e coesione, anche quando c’è tensione” all’interno dei ranghi. “Il nostro compito è tenerli uniti”, le parole di Halevi.
Prima di imbarcarsi intanto Herzog ha chiesto ai parlamentari di scegliere la strada del compromesso. “Mi rivolgo ancora una volta ai membri della Knesset e a tutti coloro che sono attivi nella sfera pubblica. È possibile arrivare a formule ragionevoli – sia sul tema della clausola di ragionevolezza, sia su altre questioni”. Poi l’appello a “fare uno sforzo. Il prezzo è troppo alto. Tisha B’av (giorno di lutto nazionale ebraico) è tra meno di due settimane e dobbiamo ricordare il costo della divisione, della lotta, della tensione interna”.
(Foto Casa Bianca)