Israele, la riforma preoccupa i mercati
“Reazione negativa momentanea”

“Quando la polvere si poserà sarà chiaro che l’economia israeliana è molto forte”. In un comunicato congiunto il Primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich hanno rassicurato sullo stato di salute dell’economia d’Israele. Un intervento arrivato dopo alcuni segnali preoccupanti che hanno scosso la Borsa di Tel Aviv. Da quando un pezzo della riforma è passato – quello legato al criterio di ragionevolezza – l’indice TA-35, ovvero le 35 società con il più alto valore di mercato di Tel Aviv, è sceso del 4 per cento. Allo stesso tempo, lo shekel, la moneta nazionale, ha subito un forte deprezzamento rispetto al dollaro e all’euro in quarantotto ore. Ma il suo valore è in discesa, sottolinea Reuters, da sei mesi in modo costante – da quando è iniziato il dibattito sulla riforma della giustizia -, arrivando ai minimi da tre anni a questa parte.
Netanyahu e Smotrich hanno definito questa situazione come “una reazione momentanea” al provvedimento che riduce i poteri di intervento della Corte suprema. E hanno aggiunto di avere fiducia che sul lungo termine non ci saranno conseguenze negative per l’economia nazionale.
Una risposta anche a un altro segnale poco rassicurante in questo ambito. La società internazionale di rating Moody’s ha infatti pubblicato un rapporto per gli investitori che mette in guardia dagli investimenti in Israele. “Prevediamo conseguenze negative per l’economia e la sicurezza” del paese, si legge nel report. Ad aprile, la stessa Moody’s aveva abbassato le previsioni sul rating da “positivo” a “stabile”.
Il rating che fotografa la situazione israeliana, sottolinea il quotidiano Globes, è attualmente uno dei migliori al mondo e va da A ad AA. Una valutazione che colloca la nazione tra i primi 20 Paesi a livello globale in termini di sicurezza che verranno rispettati tutti i gli obblighi e i prestiti saranno rimborsati completamente e puntualmente. “Un declassamento del rating del credito comporterebbe un immediato aumento dei tassi di interesse sui prestiti contratti dal governo e dalle aziende israeliane sui mercati finanziari globali. – spiega Globes – Questo potrebbe portare ad aumenti significativi, forse anche bruschi, dei tassi di interesse per i titolari di prestiti privati”.
Nel mentre, secondo un sondaggio di Start-Up Nation Central, quasi il 70 per cento delle startup israeliane sta adottando misure attive per prelevare denaro e spostare parti delle proprie attività al di fuori del Paese a causa dell’incertezza creata dalla riforma giudiziaria. Un trend che si è intensificato negli ultimi tre mesi, ha dichiarato Avi Hasson, numero uno di Start-Up Nation Central. “Tendenze preoccupanti come la registrazione di una società all’estero o il lancio di nuove startup fuori da Israele saranno difficili da invertire”.
Secondo le stime di Yannay Spitzer, professore associato di economia alla Hebrew University, l’economia israeliana ha perso circa 81 miliardi di dollari a causa delle annunciate e approvate riforme in materia di giustizia.
Netanyahu e Smotrich sottolineano però come “il mercato del lavoro è solido, la crescita è in aumento e l’inflazione è stata bloccata, la regolamentazione è stata eliminata e la concorrenza del libero mercato è in aumento. L’economia israeliana poggia su basi solide e continuerà a crescere sotto una leadership esperta che conduce una politica economica responsabile”.