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“Rischio escalation sul confine nord”
Israele avverte le Nazioni Unite

Negli ultimi mesi il movimento terroristico libanese Hezbollah si è reso protagonista di diverse provocazioni nei confronti d’Israele. In particolare ha scelto di intensificare la propria presenza lungo il confine con azioni in aperta violazione degli accordi internazionali. A giugno, ad esempio, i miliziani dell’organizzazione finanziata e sostenuta dal regime iraniano hanno posizionato due tende a sud della Linea Blu, la linea di demarcazione creata nel 2000 dalle Nazioni Unite come confine di sicurezza tra Israele e Libano. Le tende sono state poste nell’area israeliana. Una chiara provocazione con cui i terroristi libanesi hanno cercato di rivendicare la propria sovranità sulla zona. Dopo un intervento diplomatico israeliano, una tenda è stata rimossa, ma l’altra è rimasta anche se non presidiata. Un caso apparentemente piccolo, ma che dimostra l’aggressività crescente di Hezbollah, ha spiegato nelle scorse ore il ministro della Difesa israeliano Yoav Galant al segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres. In un vertice a New York tra i due, Galant ha ribadito la necessità che l’Onu intervenga per evitare violazioni simili, avvertendo del serio pericolo di uno scontro su larga scala. “Il potenziale di escalation al confine settentrionale di Israele aumenta a causa delle violazioni della sovranità del Libano”. “L’Iran – l’analisi di Galant – sta spingendo Hezbollah ad agire” e l’Onu dovrebbe intervenire per arginare queste iniziative. In particolare rafforzando il contingente Unifil, la missione di pace delle Nazioni Unite che pattuglia la Linea Blu. D’altra parte il ministro ha anche chiarito che “Israele agirà contro qualsiasi violazione della sovranità e minaccia alla vita dei suoi cittadini”.
Secondo gli analisti israeliani Orna Mizrahi e Yoram Schweitzer il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, usa le tensioni sul confine per rafforzarsi sul fronte interno. Il suo obiettivo sarebbe uno scontro a bassa intensità per rivendicare nuovamente la posizione di “difensore del Libano”. Per Mizrahi e Schweitzer il numero uno del gruppo terroristico libanese sta facendo una scommessa. Ovvero ritiene che la grave crisi interna alla società israeliana “sia un segnale di debolezza e indebolimento militare” del paese. Nasrallah, scrivono i due analisti, sembra pensare che l’esecutivo di Gerusalemme “non abbia né l’interesse né il potere di prendere una inusuale decisione di avviare un’azione militare contro Hezbollah, per non parlare di iniziare una guerra su larga scala”. D’altra parte, proseguono i due esperti, queste considerazioni valgono anche per il movimento libanese che non può permettersi un conflitto aperto con Israele. Sia per questioni di forze in campo sia perché nel Libano in perenne crisi stanno crescendo le voci critiche contro Hezbollah. Sono sempre di più – evidenziano Mizrahi e Schweitzer – coloro che chiedono che il movimento rinunci alla sua posizione di milizia e venga disarmato. Nasrallah ne ha parlato lo scorso 12 luglio in un discorso pubblico – pieno di veleno contro Israele -, sostenendo che attaccare l’organizzazione riguardo al suo possesso di armi sarebbe solo utile al nemico.

(Nell’immagine il ministro Gallant con il segretario delle Nazioni Unite Guterres e l’ambasciatore d’Israele all’Onu Gilad Erdan – Foto ministero della Difesa israeliano)