Sangue a Maccabim, ultimo atto
della violenza contro civili
e militari israeliani
Il posto di blocco di Maccabim è solitamente molto affollato di pendolari, agenti di sicurezza e soldati. È un passaggio molto trafficato perché si trova su un collegamento importante: l’autostrada 443 che unisce il centro d’Israele a Gerusalemme passando per la Cisgiordania. L’area è presidiata, ma questo non ha impedito a un terrorista palestinese di compiere nelle scorse ore un attentato. L’ennesimo di una lunga escalation di violenza che da inizio anno ha provocato la morte di 35 persone.
L’attentatore, 41 anni con regolare permesso di lavoro in Israele, ha usato un camion come arma. Superato il posto di blocco di Maccabim, ha fatto improvvisamente inversione e virato contro un gruppo di soldati in attesa presso un chiosco sul lato della strada. Tre militari, tutti ventenni, sono stati investiti mentre l’attentatore è subito fuggito dalla scena. Una delle tre vittime era in condizioni gravi ed è stata portata d’urgenza in ospedale, ma non è sopravvissuta alle ferite.
“Invio le mie condoglianze alla famiglia della vittima e auguro una completa guarigione ai feriti. – il messaggio del ministro della Difesa Yoav Gallant – Questo è un attacco dalle conseguenze gravi”. Gallant ha poi espresso “pieno apprezzamento alle forze di sicurezza per la loro azione determinata che ha portato all’eliminazione del terrorista”. Dopo la sua fuga da Maccabim, l’attentatore è stato individuato presso un altro posto di blocco, quello di Hashmonaim, a dieci chilometri di distanza. I soldati di guardia hanno aperto il fuoco e lo hanno ferito. Portato in ospedale per ricevere cure, è morto poco dopo.
Ora le indagini sono dirette a capire se l’uomo abbia agito da solo o se fosse parte di una delle reti del terrore palestinese. Intanto la voce di queste ultime si è fatta sentire: Hamas e Jihad islamica hanno celebrato l’attentato e inneggiato a ulteriore violenza.
Intervistato da ynet, il portavoce della polizia Eli Levy ha sottolineato come il momento nell’area sia molto complicato. “Sono mesi che ogni giorno segnaliamo decine di allarmi per possibili attacchi”. Levy si è poi rivolto direttamente alla cittadinanza. “In questo momento abbiamo bisogno dell’aiuto del pubblico con chiamate rapide al numero d’emergenza (100) per ogni caso di una persona sospetta, di un oggetto sospetto o di un episodio di attività illegale”. Il portavoce della polizia ha inoltre invitato chiunque abbia il porto d’armi e possieda un’arma a “portarla sempre con sé”.
All’emittente pubblica Kan, Haim Bibbs, sindaco di Modiin, città poco lontana da Maccabim, ha espresso tutta la sua preoccupazione. “Stiamo facendo di tutto perché i residenti non sentano questa nuova ondata di terrorismo, ma purtroppo non c’è luogo in Israele dove questa ondata non arrivi. Dobbiamo fare attenzione a tutto ciò che accade intorno a noi”.
L’attentato odierno arriva dopo una serie di altre violenze compiute nelle ultime 24 ore. A Gerusalemme un 19enne israeliano è stato attaccato con un coltello da un 14enne palestinese nei pressi di una fermata della metropolitana leggera della capitale. È intervenuto sul luogo un agente di polizia fuori servizio che ha aperto il fuoco contro l’assalitore e lo ha ucciso. Sempre ieri un ufficiale israeliano e tre soldati sono stati feriti da un ordigno esplosivo lanciato contro di loro mentre scortavano centinaia di fedeli ebrei al complesso della tomba di Giuseppe a Nablus.
Gli attacchi non sono stati rivendicati, ma sono parte di un’ondata di terrore che negli ultimi mesi ha coinvolto in particolare la Cisgiordania. Qui le forze di sicurezza israeliane proseguono le proprie missioni per smantellare le diverse cellule terroristiche, ma nell’area i gruppi violenti continuano a proliferare. Non ci sono solo Hamas e Jihad islamica, ma anche altri movimenti più piccoli – come la fazione Fossa dei leoni – che rivendicano un ruolo in questo eterno teatro di scontro. Per Israele le operazioni di contrasto sono sempre più complesse e rimane aperto l’interrogativo su quali azioni portare avanti in futuro. Per il momento, sottolineano gli esperti militari, si cerca di proseguire con operazioni di contenimento e deterrenza.
(Foto del portavoce del servizio di emergenza United Hatzalah)