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GUERRA – Cade militare israeliano
a Gaza, Macron visita Bibi

Un gruppo di soldati israeliani è stato attaccato da Hamas durante un’operazione sul confine di Gaza per raccogliere informazioni sugli ostaggi e localizzare i dispersi. Il diciannovenne Tamir Barak del Corpo di ingegneria di combattimento è rimasto ucciso nell’aggressione. Il giovane è l’ultima vittima del conflitto scatenato diciassette giorni fa dai terroristi di Hamas. Una guerra che oggi Israele combatte su più fronti. Oltre a Gaza – dove, secondo le ultime informazioni, sono detenuti 222 ostaggi – il nord è una fonte costante di preoccupazione. Il gruppo terroristico Hezbollah da giorni spara dal Libano contro Israele, cercando di infiltrare i suoi uomini oltre confine. L’esercito israeliano ha risposto, eliminando alcuni terroristi e colpendo postazioni del gruppo sciita. L’arsenale in dotazione di Hezbollah è molto più grande di quello di Hamas. Secondo le ultime stime, Hezbollah dispone di circa 150mila tra razzi e missili. Circa 30mila sono a lungo raggio e in grado di colpire a centinaia di chilometri di distanza. Gerusalemme ha intanto varato un piano per evacuare 28 località al confine nord e in queste ore il ministro della Difesa, Yoav Gallant, è intenzionato ad aggiungere altre 14.
In Israele e all’estero ci si chiede intanto quando sarà avviata l’operazione via terra per colpire Hamas. Al momento, con le continue visite dei capi di Stato e di governo stranieri, la missione non ha ancora avuto il via libera. Ma è solo una questione di tempo.
Dopo il presidente Usa Joe Biden, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni, a portare di persona a Israele la propria solidarietà è oggi il presidente francese Emmanuel Macron. Una visita che arriva in concomitanza con quella dei capi di governo greco, Kyriakos Mitsotakis, e olandese, Mark Rutte. Macron, peso massimo politico fra i tre ospiti, ha condannato i massacri compiuti da Hamas, ha parlato della legittimità d’Israele di difendersi e, in patria, ha vietato le manifestazioni propalestinesi per timore di violenze. L’inquilino dell’Eliseo incontrerà il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, ribadendo quanto già messo nero su bianco in una dichiarazione pubblicata in queste ore e firmata assieme a Stati Uniti, Canada, Germania, Italia e Regno Unito: “Sosteniamo Israele e il suo diritto di difendersi dal terrorismo”. I sei paesi chiedono “il rispetto del diritto umanitario internazionale, compresa la protezione dei civili” e il rilascio di tutti gli ostaggi. La Turchia ha intanto dato un primo segnale importante a Gerusalemme: stando al sito Al-Monitor, Ankara ha espulso alcuni alti dirigenti di Hamas ripresi a celebrare davanti alla tv il massacro del 7 ottobre in Israele.
Sul versante interno, è invece arrivata una presa di responsabilità da parte dell’ex premier Naftali Bennett rispetto alle falle di sicurezza durante l’attacco dei terroristi di Gaza. “Sono stato primo ministro per dodici mesi. Ci sono state cose che non ho avuto il tempo di fare e poi il governo è caduto. Certamente ne sono responsabile”, ha affermato Bennett.