GUERRA – Manodopera in fuga,
gli agricoltori chiedono aiuto

L’area che circonda la Striscia di Gaza è nota come “l’orto di Israele”. Il 75 per cento delle verdure e oltre il 20 per cento della frutta consumate dagli israeliani provengono da qui. Da diciannove giorni la zona è in grave difficoltà. È uno dei danni collaterali dell’aggressione dei terroristi di Hamas. I missili palestinesi hanno distrutto campi e coltivazioni, compromesso gli allevamenti, ma soprattutto gli agricoltori sono rimasti senza forza lavoro. La maggior parte della manodopera è stata evacuata. Alcuni braccianti sono stati assassinati o rapiti dai terroristi, tra cui diversi tailandesi, i più impiegati nel settore agricolo. Molti di loro hanno lasciato il paese a causa del conflitto. “Non si tratta solo di mani che lavorano la terra, il personale tailandese è il cuore pulsante di questa economia”, spiegano dal moshav (villaggio agricolo) Hodaya, vicino ad Ashkelon. “Nella nostra professione non esiste il momento per fermarsi. Cerchiamo disperatamente, prima di tutto, volontari che ci aiutino”, è l’appello degli agricoltori locali. Uno dei tanti in questi giorni di corsa a salvare i raccolti. “Io e mio marito siamo venuti da Gerusalemme a raccogliere melograni in un kibbutz vicino a Bat Hadar, nei pressi di Ashkelon”, racconta a Pagine Ebraiche Nora Ortona. “Ho preso un giorno di permesso per dare una mano e ci siamo mossi alle 4 del mattino. Dopo i massacri di Hamas e l’attacco del 7 ottobre ci siamo sentiti annichiliti. Venire qui è un modo per sentirsi utili e ritrovare un senso di comunità“. La raccolta, spiega, inizia dalle 7 del mattino e prosegue fino alle 15. Cesoie, guanti e una borsa e poi si va albero per albero a tagliare i frutti, da riporre in grandi ceste che vengono poi portate via dai trattori. “Yossi e Dafna, i due titolari dell’azienda agricola, hanno bisogno di una quarantina di persone tutti i giorni per non perdere il raccolto. In poche ore da ogni parte d’Israele le persone si sono mobilitate e oggi siamo qui tutti insieme”.
La solidarietà è importante per un settore in grave sofferenza, che avrà bisogno di un ingente sostegno pubblico. Il ministero dell’Agricoltura ha confermato l’erogazione di aiuti economici, oltre allo stanziamento per creare 90 nuovi rifugi antiaerei mobili nelle fattorie della zona di confine con Gaza. Ma il problema della manodopera permane. “Non abbiamo la cifra esatta, ma stimiamo che circa 12mila persone impiegate nei campi se ne andranno da Israele. È una catastrofe per la nostra agricoltura”, ha dichiarato all’emittente Kan, Orit Astrachan, co-proprietaria della Oz Manpower, azienda di collocamento per il settore agricolo. “Rischiamo di non riuscire a produrre più nulla”.
La fuga di lavoratori stranieri a causa del conflitto continua in questi giorni. Nel kibbutz Alumim, ad esempio, a meno di 4 chilometri dal confine con Gaza, lavoravano 41 tailandesi e nepalesi. I terroristi palestinesi ne hanno uccisi 19, rapiti 5. Molti sono stati feriti. Chi è sopravvissuto è rimasto per ore nascosto nei campi tra le piante o sugli alberi. E ora o ha lasciato Israele o è in procinto di farlo.