GUERRA – 23esimo giorno
Idf dentro Gaza, polemiche su Netanyahu, nuove minacce dall’Iran

Da quarantotto ore l’azione militare d’Israele nella Striscia di Gaza si è intensificata. Ai bombardamenti per colpire le basi di Hamas, i suoi tunnel e le postazioni di lancio dei missili, si è aggiunta l’offensiva via terra nel nord della Striscia per eliminare i terroristi palestinesi. Un’operazione non ancora su larga scala, come annunciato dal premier Benjamin Netanyahu, ma comunque segno “di una nuova fase del conflitto”, come spiegato dal portavoce militare Daniel Hagari. “Stiamo espandendo le operazioni”, ha sottolineato all’alba Hagari. Per questo è ancora più urgente l’evacuazione dei civili dal nord di Gaza. “Dovrebbero temporaneamente spostarsi a sud, in un’area più sicura, dove possono ricevere acqua, cibo e medicine”, ha affermato Hagari. Lunedì, ha aggiunto, “gli sforzi umanitari verso Gaza, guidati dall’Egitto e dagli Stati Uniti, saranno ampliati”. Nel frattempo Israele ha riaperto il secondo dei tre impianti idrici che forniscono acqua alla Striscia.
Nel 23esimo giorno dall’aggressione di Hamas del 7 ottobre, in cui oltre 1.400 tra civili israeliani e stranieri sono state assassinati dai terroristi, la guerra è entrata “in una seconda fase”, ha affermato Netanyahu ieri sera. L’obiettivo “è distruggere le capacità militari e politiche di Hamas e riportare indietro i nostri cittadini rapiti”. Sono almeno 229 i civili nelle mani dei terroristi palestinesi, di cui circa trenta sono minori. Molte delle loro famiglie hanno chiesto al governo di Gerusalemme di liberare tutti i prigionieri di Hamas e Jihad islamica in cambio di tutti gli ostaggi. Un appello su cui non sono arrivati commenti dall’esecutivo.
Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant hanno ribadito i traguardi di questo conflitto: sconfiggere il nemico e garantire l’esistenza dello Stato ebraico. “Siamo solo all’inizio del cammino. La guerra sarà dura e lunga”, ha avvertito il premier. “Siamo pronti ad affrontarla. Questa è la nostra seconda guerra d’indipendenza. Questa è la nostra missione, il nostro scopo nella vita, e insieme prevarremo”. Il capo di Stato maggiore Herzi Halevi ha ribadito alla nazione la complessità delle prossime settimane: “I successi richiedono rischi e, come sappiamo, la vittoria ha un prezzo”. “Per smascherare e distruggere il nemico, non c’è altro modo che entrare nel suo territorio con la forza. Combatteremo con determinazione e vinceremo”. Per il ministro Benny Gantz – ex capo di stato maggiore e leader del partito di opposizione Blu Bianco – entrato nel governo per far parte del gabinetto di guerra, tutti i vertici politici e militari comprendono “l’enormità dell’ora e l’immensa responsabilità posta sulle nostre spalle”.
Nonostante la fase critica, con la pioggia continua di razzi da Gaza, l’operazione militare in corso e la minaccia di Hezbollah al nord, c’è stato spazio anche per le polemiche. Dopo la conferenza stampa, Netanyahu ha criticato sui social network i vertici dell’intelligence israeliana, dichiarando di non essere stato avvertito dei piani di Hamas per un attacco su larga scala. Un’uscita condannata severamente da alleati e opposizioni. Gantz è stato tra i primi a chiedere al leader del Likud di ritrattare. “Quando siamo in guerra, la leadership deve mostrare responsabilità“, ha evidenziato il neomimistro. A distanza di ore, Netanyahu è tornato sui suoi passi, ha cancellato il post e chiesto scusa: “Ho sbagliato. Le cose che ho detto dopo la conferenza stampa non dovevano essere dette e me ne scuso”.
Intanto i social sono anche il luogo delle minacce a Israele. La più inquietante è quella formulata dal presidente iraniano Ebrahim Raisi. “I crimini del regime sionista hanno oltrepassato la linea rossa, il che potrebbe costringere tutti ad agire”, ha scritto Raisi in un post. L’Iran ha da tempo avvertito che la guerra di Israele contro il gruppo terroristico Hamas, sostenuto da Teheran, potrebbe essere ampliata. Una minaccia considerata concreta da Washington, che ha rafforzato i suoi sistemi di difesa in Medio Oriente.