CICLISMO – Da Tel Aviv a Melbourne a Los Angeles
un nastro giallo per gli ostaggi
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Il forum che rappresenta i familiari dei cittadini israeliani ostaggi e dispersi ha aderito a un’iniziativa promossa dalla Israel Premier Tech, la squadra israeliana di ciclismo, insieme alla federazione ciclistica nazionale: una corsa di solidarietà globale cui sono attese decine di migliaia di persone, con un nastro giallo legato alle biciclette. L’appuntamento è per domenica 14 gennaio al velodromo di Tel Aviv, dove a cento giorni dal massacro del 7 ottobre le parole d’ordine saranno ancora una volta “Bring them home know”. Lo stesso accadrà a Barcellona, Parigi, Londra, Melbourne, Los Angeles e in tante altre città che stanno raccogliendo l’appello degli organizzatori con iniziative sia “dall’alto” che “dal basso”. Ci sarà Chris Froome, il quattro volte vincitore del Tour de France che dal 2020 indossa i colori del team israeliano. “Come essere umano, come padre, non posso restare a guardare”, ha spiegato il 38enne atleta con origine kenyote e passaporto britannico, vincitore in carriera anche del Giro d’Italia (l’edizione del 2018, partita da Gerusalemme e arrivata a Roma). Froome ha citato nel merito la vicenda di Ofer Calderon e di suo figlio Erez, entrambi ciclisti. Erez è stato liberato dopo 51 giorni di prigionia, il padre ancora no. “La loro sofferenza e quella di tutti gli altri prigionieri mi tocca profondamente”, ha dichiarato Froome, auspicando una partecipazione significativa. La speranza di Sylvan Adams, il patron della Israel Premier Tech e promotore dell’evento, è che “il 14 gennaio diventi un giorno di libertà“, per affermare quei valori di “sportività e correttezza” antitetici “alla brutalità di Hamas”. Al velodromo di Tel Aviv ciascun ostaggio sarà rappresentato da un familiare. Per i Calderon ci sarà Hadas, la madre di Erez e moglie di Ofer. “Erez ha riacquistato la libertà, ma suo padre e gli altri prigionieri stanno ancora languendo lì“, ha affermato la donna. “Erez merita di ricongiungersi a suo padre e di andare di nuovo in bicicletta con lui. Come ogni padre e figlio dovrebbero poter fare”.