CALCIO – Federazioni arabe chiedono il boicottaggio
Israele: lo sport resti fuori dalla politica

Israele fuori dalle competizioni calcistiche internazionali, come risposta “alle atrocità in Palestina e ai crimini di guerra commessi a Gaza”. È la richiesta arrivata da dodici paesi arabi in una lettera inviata alla Fifa, l’organismo di governo del calcio mondiale. A sostegno dell’istanza, secondo quanto riferiscono alcuni organi di informazione, vi sarebbero anche gli Emirati Arabi Uniti firmatari nel 2020 degli Accordi di Abramo con Gerusalemme. Giordano è invece il principe Ali Bin Al Hussein, fratellastro del re Abdullah II e presidente della federcalcio dell’Asia occidentale, che ha promosso l’iniziativa. Già vicepresidente della Fifa, nel 2015 si candidò ad esserne la guida con la speranza che l’organizzazione potesse “rialzarsi e restaurare la propria reputazione”.
La richiesta di boicottaggio contro Israele ha soprattutto un obiettivo: far sì che la nazionale israeliana non possa scendere in campo a fine marzo nella sessione di spareggi che potrebbero qualificarla per la prima volta agli Europei. Un tentativo con scarse probabilità di riuscita, ma Israele per cautelarsi ha già scelto di commentare e stigmatizzare l’accaduto. “Confido che la Fifa non coinvolga la politica nel calcio”, ha dichiarato il presidente della federazione Niv Goldstein a Sky News. Per poi ribadire: “Siamo contrari al coinvolgimento dei politici nel calcio e al coinvolgimento in questioni politiche nello sport in generale”.
Tra le dodici federazioni espostesi contro Israele ci sarebbe anche l’Arabia Saudita, dove salvo sorprese dovrebbero disputarsi i Mondiali del 2034. Se così sarà, non mancheranno certo le discussioni, come già nel caso dei Mondiali giocati nel Qatar fiancheggiatore dei terroristi e in particolare di Hamas. In tempi non lontani c’era stato persino chi, come il filantropo Sylvan Adams, aveva iniziato a lavorare a una ipotesi di candidatura congiunta per l’edizione del 2030 con Israele, Emirati Arabi ed Egitto. Piano affascinante e che non sarebbe dispiaciuto all’attuale capo della Fifa, lo svizzero Gianni Infantino, che durante una visita a Gerusalemme nel 2021 si era chiesto non a caso: “Perché non sognare una Coppa del Mondo in Israele e nei Paesi vicini? Con gli Accordi di Abramo, perché non organizzare i Mondiali qui assieme agli altri Paesi del Medio Oriente e i palestinesi? Niente è impossibile”. Una ipotesi oggi irrealistica, per ragioni che nulla hanno a che fare con lo sport.
a.s.