ISRAELE – L’ultimatum a Hamas: Arrendetevi

“Se entro il Ramadan i nostri ostaggi non saranno ritornati a casa, i combattimenti continueranno nell’area di Rafah”. A dare un orizzonte temporale all’operazione a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, è stato il ministro israeliano del gabinetto di guerra, Benny Gantz. Parlando a Gerusalemme a un incontro di enti ebraici americani, l’ex capo delle forze armate ha sottolineato come l’esercito sia pronto ad entrare nella città al confine con l’Egitto, l’ultimo bastione di Hamas, dove però si sono rifugiate centinaia di migliaia di persone. Per questo la missione a Rafah sarà portata avanti “in modo coordinato, facilitando l’evacuazione dei civili in accordo con i nostri partner americani ed egiziani per ridurre al minimo le vittime” ha affermato il ministro. “A chi parla di un prezzo troppo alto (dell’operazione), rispondo molto chiaramente. Hamas ha una scelta: può arrendersi, rilasciare gli ostaggi e i cittadini di Gaza potranno celebrare la festività del Ramadan”.
Nella Striscia sono ancora detenuti 134 ostaggi israeliani, di cui una trentina si ritiene non siano più in vita. Secondo l’intelligence diversi rapiti sono imprigionati a Rafah. Qui potrebbe essersi nascosto anche il leader di Hamas, Yahya Sinwar, ideatore delle stragi del 7 ottobre. Massacri in cui sono state assassinate oltre 1.200 persone e che hanno dato il via, 136 giorni fa, all’attuale conflitto a Gaza. Un elemento fondamentale, ricordato dalla diplomazia israeliana al presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, considerato da oggi persona non grata dallo stato ebraico. Una risposta all’uscita di Lula, che oltre ad accusare Israele di compiere un genocidio a Gaza, ha paragonato la missione di Tsahal contro i terroristi di Hamas a Hitler e al trattamento che i nazisti riservavano agli ebrei. “Non dimenticheremo e non perdoneremo. Questo è un grave attacco antisemita. A nome mio e dei cittadini dello stato di Israele informate il presidente Lula che è una personalità indesiderata in qui finché non ritratterà“, ha affermato il ministro degli Esteri Israel Katz.