ISRAELE – Cina contro Usa su veto a risoluzione Onu

La risoluzione Onu per un cessate il fuoco immediato a Gaza avrebbe messo a rischio le trattative in corso per il rilascio degli ostaggi e per una tregua temporanea nel conflitto. Per questo gli Stati Uniti hanno posto il veto sulla mozione, mentre 13 paesi su 15 del Consiglio di sicurezza Onu hanno votato a favore (la Gran Bretagna si è astenuta). “Chiedere un cessate il fuoco immediato e incondizionato senza un accordo che imponga ad Hamas di rilasciare gli ostaggi non porterà a una pace duratura. Al contrario, potrebbe prolungare i combattimenti tra Hamas e Israele”, ha spiegato ai colleghi Linda Thomas-Greenfield, ambasciatrice Usa presso le Nazioni Unite. Una voce rimasta inascoltata, come dimostra la reazione della Cina. Per Pechino è “totalmente insostenibile” definire la risoluzione – promossa dall’Algeria – un ostacolo ai negoziati. “Data la situazione sul campo, continuare a evitare passivamente un cessate il fuoco immediato non è niente di diverso dal dare il via libera al continuo massacro”, ha accusato l’ambasciatore cinese all’Onu Zhang Jun.
Queste critiche, commenta il Jerusalem Post, fanno parte del tentativo di Pechino di avere maggiore influenza sul Medio Oriente. La guerra a Gaza è uno strumento per ottenere maggiori consensi tra i paesi islamici, evidenzia il quotidiano. E fa parte di un percorso avviato negli ultimi anni, con alcuni risultati significativi. L’ultimo, nel 2023 con la mediazione che ha portato alla riconciliazione tra Arabia Saudita e Iran. Come dimostra la stretta alleanza con la Russia di Vladimir Putin, continua il Jpost, la Cina non è interessata alla tutela dei diritti umani, il che la facilita nei colloqui con Teheran e Riad. Così come nella gestione della questione palestinese. “Opera per interesse”, scrive il quotidiano israeliano. Ovvero posizionarsi sul fronte opposto americano e consolidare rapporti con alcuni paesi mediorientali, ma anche con nazioni come il Brasile, il cui presidente è diventato da poco persona non grata in Israele.
Da Gerusalemme intanto è arrivato un messaggio alla comunità internazionale e agli alleati Usa: ogni azione per un riconoscimento unilaterale di uno stato palestinese non è possibile. Una posizione sancita a larga maggioranza da una mozione approvata in queste ore dal parlamento israeliano. “Con una decisione storica, la Knesset ha votato con 99 membri su 120 contro il riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese”, ha commentato il premier Benjamin Netanyahu. “Questo voto sottolinea la nostra determinazione collettiva: non premieremo il terrorismo con un riconoscimento unilaterale in risposta al massacro del 7 ottobre né accetteremo soluzioni imposte”. La pace e la sicurezza per Israele, ha concluso il premier, “saranno raggiunte attraverso i negoziati, non attraverso azioni unilaterali. Oggi siamo uniti più che mai”.