ISRAELE – Haredim contro la coscrizione. Lapid: Andatevene pure

In Israele, in particolare dopo il 7 ottobre, si è riacceso un dibattito sempre vivo: l’esenzione del mondo haredi (in italiano tradotto con ultraortodosso ma la parola significa timorato) dalla leva obbligatoria. Decine di migliaia di studenti delle yeshivot (scuole religiose) possono evitare il servizio militare per motivi di studio. Ma l’opinione pubblica, secondo un recente sondaggio, chiede a larga maggioranza un cambio di rotta. Secondo un sondaggio dell’Israel Democracy Institute (Idi), il 70 per cento degli ebrei israeliani è favorevole a modificare l’esenzione concessa al settore haredi, che nel suo complesso rappresenta il 13 per cento della società. Secondo l’Idi, il numero sale quando si guarda al numero di israeliani in età da reclutamento: i haredi rappresentano il 24 per cento del totale. Ma in pochissimi scelgono di servire nelle fila di Tsahal. Sulla questione, accedendo ulteriormente il dibattito, è intervenuto il rabbino capo d’Israele sefardita, Yitzhak Yosef. “Tutte queste persone laiche non capiscono che senza le scuole religiose, l’esercito non avrebbe successo”, ha commentato il rav, riferendosi alla richiesta di modificare la legge e portare più studenti di yeshivot a fare la leva. “I soldati hanno successo solo grazie a coloro che studiano la Torah”, ha affermato Yosef. Per poi aggiungere: “Se ci obbligano ad andare nell’esercito, ci trasferiremo tutti all’estero”, ha detto Yosef durante un incontro pubblico. “Compreremo un biglietto… Andremo lì“. Affermazione a cui sono seguite diverse reazioni, a partire da quel del ministro del gabinetto di guerra Benny Gantz. Ex capo delle forze armate, Gantz ha definito le parole di rav Yosef “un colpo allo Stato e alla società israeliana”. Per lui “tutti dovrebbero prendere parte al sacro diritto di servire e combattere per il nostro paese, specialmente in questo momento difficile, anche i nostri fratelli haredi”.
Molto più duro il leader dell’opposizione Yair Lapid, presidente del partito centrista Yesh Atid. Per lui le osservazioni del rav sono “una vergogna e un insulto ai soldati che sacrificano le loro vite per la difesa del paese. “Se i haredim andassero all’estero, scoprirebbero che lì gli ultraortodossi lavorano per vivere, senza nemmeno sognare che qualcuno li finanzi”, ha poi attaccato Lapid intervenuto alla radio di Tsahal. Il suo era un riferimento al fatto che mentre il 55,8% degli uomini haredi israeliani lavora per vivere, il resto si sostiene soprattutto grazie alle sovvenzioni statali.
Ad appoggiare invece il commento di Yosef, il partito religioso Agudat HaTorah. In una nota ha commentato che chi studia i testi religiosi ha “sostenuto l’ebraismo in migliaia di anni di esilio”. Per il partito: “Non abbiamo il diritto di esistere come nazione, Dio non voglia, nella Terra di Israele, senza studiosi della Torah impegnati a tempo pieno”.
Il mese scorso la direzione del personale di Tsahal ha reso noto che circa 66mila giovani della comunità ultraortodossa hanno ricevuto un’esenzione dal servizio militare nel corso dell’anno passato. Il numero più alto mai registrato. In 540 hanno invece deciso di arruolarsi dall’inizio della guerra, ha aggiunto il portavoce dell’esercito.