ISRAELE – Doron, un compleanno in ostaggio Barnea (Mossad) a Doha per negoziare con Hamas

«Aspettiamo da 164 giorni il ritorno dei nostri cari. Per la mia famiglia oggi è ancor più difficile. Mia sorella Doron è prigioniera a Gaza e oggi avremmo dovuto festeggiare con lei il suo 31esimo compleanno». A parlare ai media israeliani è Dor Steinbacher. Da oltre cinque mesi e mezzo aspetta di riabbracciare la sorella, rapita il 7 ottobre da Hamas. «Oggi per noi non c’è nulla da festeggiare. Pensavamo, speravamo di averla qui per il suo compleanno. E invece ci riuniremo per cercare di farci forza l’un l’altro». Alle domande sui negoziati per la liberazione degli ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi, Dor ribatte con semplicità. «Siamo cittadini comuni, non ci interessa la politica. Confidiamo nello stato e nel governo perché facciano tutto il necessario per raggiungere un accordo e riportino indietro i nostri cari il prima possibile. Non c’è più tempo». Un appello condiviso dai famigliari degli altri 135 ostaggi ancora prigionieri a Gaza. Secondo le ultime notizie, 99 sono ancora in vita. L’impegno israeliano è di riportarli a casa, assieme alle salme di chi è stato ucciso. Per farlo, la via rimane il negoziato, e il gabinetto di guerra ha dato il via libera al capo del Mossad per una nuova missione a Doha, in Qatar. Secondo il sito Walla, a Barnea è stato dato un «ampio mandato» nella gestione delle trattative indirette con Hamas. All’emittente N12 un funzionario israeliano ha sottolineato come il passaggio in Qatar sia centrale, ma allo stesso tempo non risolutivo. «Anche se lì c’è la rappresentanza di Hamas all’estero, loro non hanno alcun mandato per prendere le decisioni finali». A farlo sono i leader dei terroristi presenti a Gaza, in particolare il capo Yahya Sinwar. La stessa fonte ha aggiunto: «Ogni virgola e ogni frase richiederà dalle 24 alle 36 ore per essere approvata. Sarà un processo complicato».
I colloqui sono in sospeso dalla scorsa settimana. Israele aveva proposto una tregua di sei settimane e la liberazione di 40 ostaggi, con la possibilità di estendere il cessate il fuoco in cambio di altri rilasci. La replica di Hamas però ha bloccato le trattative. «Folli» le sue richieste, secondo Gerusalemme. I terroristi volevano la scarcerazione di centinaia di prigionieri palestinesi di alto livello, l’impegno israeliano a porre fine ai combattimenti in modo permanente e il ritiro di tutte le truppe da Gaza. Si ripartirà da qui per cercare di trovare un punto di incontro. Nel mentre nell’enclave palestinese le manovre militari vanno avanti. Tsahal è entrata una seconda volta nell’ospedale Al Shifa. L’incursione, iniziata alle 2.30 del mattino e in cui è caduto il soldato Matan Vinogradov, si è basata sulle informazioni dello Shin Bet secondo cui «alti funzionari di Hamas si trovavano nell’area e utilizzavano l’ospedale per pianificare e portare avanti attività terroristiche», ha spiegato il portavoce militare. «Credendo che Israele non sarebbe rientrato nella struttura sgomberata a novembre, i terroristi vi si sono nascosti in attesa del cessate il fuoco», spiega Ron Ben-Yishai, analista militare di ynet. Il raid notturno di Tsahal, rileva Ben-Yishai, mostra come «si prospettano mesi di operazioni mirate israeliane contro Hamas». Le forze militari e dello Shin Bet, a suo avviso, «rimarranno nella Striscia di Gaza oltre il 2024, anche se in forze più ridotte e talvolta nascoste».
(Nell’immagine Simona Steinbacher davanti alla sede dell’ONU a Ginevra chiede la liberazione della figlia Doron, ostaggio di Hamas – Foto Forum delle famiglie degli ostaggi)