LIBRI – Daniel Carpi, diario di un sionista

Tra i più importanti storici dell’ebraismo nel secondo Novecento, il milanese Daniel Carpi (1926-2005) è stato studioso del sionismo e autore di studi che hanno approfondito la storia degli ebrei in Italia nel tardo medioevo e nell’età moderna, ma anche la “questione ebraica” e l’antisemitismo. “Camminando per la via. Memorie degli anni 1938-1945”, pubblicato in ebraico nel 1999 e appena tradotto da Giuntina a cura di Giacomo Corazzol, è il racconto degli anni drammatici della guerra e della persecuzione nazifascista, che iniziarono per lui con il «pianto dirotto» che lo colse alla notizia dei provvedimenti antisemiti che decretarono l’espulsione dei bambini ebrei dalle scuole pubbliche.
Nel momento in cui la persecuzione dei diritti diventò persecuzione delle vite, Carpi fuggì verso il Meridione d’Italia già libero insieme al padre: un viaggio avventuroso di cui restituisce una testimonianza vivida, lungo quei «sentieri montuosi» che portarono l’agognata salvezza. A Bari incontrerà poi Enzo Sereni e farà la conoscenza con i soldati della Brigata ebraica. Un destino diventerà così ineludibile per il giovane Carpi: emigrare nell’allora Palestina mandataria, il nascente Stato d’Israele, che raggiungerà nel marzo del 1945 a bordo di una nave britannica salpata da Taranto e stipata di persone. Sono poche pagine conclusive quelle che il diarista dedica all’avvenimento, ma dalle quali traspare tutta l’emozione per l’avvistamento della Terra d’Israele un mattino, sul fare dell’alba, «attraverso la bruma sottile che avvolgeva le pendici del Carmelo». Una nuova vita può così iniziare, che gli darà grandi soddisfazioni professionali, come la cattedra di Storia ebraica di cui è stato titolare per vari decenni all’Università di Tel Aviv.
Il libro è introdotto da alcune riflessioni dello storico Alberto Cavaglion, che sottolinea: «Ciò che si riscontra nelle pagine di Carpi è l’esperienza concreta dell’umano vivere e dell’umano agire, un’esperienza inattingibile ove manchi l’immaginazione empirica: si impara dalla vita e non soltanto dalle carte d’archivio».