ROMA – Un totem multimediale per raccontare il 16 ottobre 1943

Il 18 ottobre del 1943 il questore Giovanni Travaglio informa in una circolare il ministero dell’Interno che il treno «con 28 carri» in cui sono stipati gli oltre mille ebrei romani catturati nelle ore precedenti dai nazifascisti è appena partito dalla stazione Tiburtina e che «nessun incidente» si è verificato all’avvio del convoglio diretto ad Auschwitz-Birkenau, atteso a destinazione cinque giorni dopo. Dal lager torneranno appena in 16. Quindici uomini e una donna, Settimia Spizzichino, con un messaggio volto a squarciare l’indifferenza: «Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz. Per questo, credo, sono tornata: per raccontare».
«Meditate che questo è stato», si legge nella targa installata alcuni anni fa al binario 1 da Comune di Roma, Aned e Comunità ebraica. Alla targa si aggiunge da oggi un nuovo strumento, un totem multimediale alla stazione di Roma Tiburtina per aiutare il passante a riflettere sulle ferite del passato e a muoversi con più consapevolezza in quei luoghi. Già nel febbraio del 2023, dando seguito a una richiesta della senatrice a vita Liliana Segre, un totem analogo era stato posizionato al binario 21 della stazione di Milano. «Oggi aggiungiamo un altro mattoncino nel percorso della Memoria, per dire no a ogni forma di razzismo e antisemitismo», ha affermato il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, inaugurando la postazione insieme al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca e al sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Con loro c’erano il presidente della Comunità ebraica Victor Fadlun, il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, l’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato Luigi Ferraris e la senatrice Ester Mieli.
Il progetto mette a disposizione voci e ricordi dei 16 sopravvissuti. C’è ad esempio Settimia Spizzichino che racconta: «Ci fecero scendere alla Stazione Tiburtina. Fummo spinti su un treno che sostava su un binario morto; ci caricarono sui carri bestiame. E quando fummo saliti li chiusero e li piombarono». Oppure il fiumano Arminio Wachsberger, che ricorda la successiva sosta del treno a Padova: «Le nostre gole erano ormai riarse e avevamo tutti una sete terribile. Supplicavamo a gran voce dell’acqua, ma le sentinelle stavano lì irremovibili, fingendo di non sentirci». Così invece Lello Di Segni, l’ultimo testimone vivente della razzia, scomparso nel 2018 all’età di 92 anni: «Il vagone era diventato una latrina perché eravamo costretti a fare i nostri bisogni negli angoli. Ricordo che la cosa più terribile fu la sete».

(Foto: ministero della Cultura)