UNIVERSITÀ – Mantelli: Docenti contro il boicottaggio
sono la maggioranza, facciamoci sentire di più

Circa duemila docenti universitari in tutta Italia hanno firmato per il boicottaggio delle relazioni con gli atenei israeliani. Una sessantina circa insegnano all’Università di Torino, al centro delle cronache nazionali per l’interruzione di un bando disposta dal Senato accademico dopo che gruppi studenteschi propal hanno interrotto una riunione. «È bene chiarire che il numero di chi è a favore del boicottaggio è significativo ma non enorme. Dopo la decisione del Senato accademico di Torino sono stato tra i promotori di un documento che esprime un pensiero opposto e che conta oggi 134 adesioni ascrivibili all’ateneo torinese tra docenti attuali e docenti del passato. Siamo più del doppio di chi è a favore dell’interruzione dei rapporti. La sfida è farsi vedere e sentire di più», afferma il docente in pensione di Storia contemporanea Brunello Mantelli.
Il contro-appello «ha registrato anche numerose adesioni esterne» ed è stato più volte evocato nel corso dell’incontro “Un ‘nuovo’ antisemitismo nelle università?” organizzato online dall’associazione ex allievi e amici della scuola ebraica di Torino (Asset) e dall’associazione Anavim, con centinaia di partecipanti e testimonianze da Italia e Israele. Nel documento si denuncia il pericolo che «che l’ateneo, dove abbiamo costruito il nostro percorso di insegnamento e di ricerca e dove molti di noi hanno anche svolto il proprio percorso di studi, venga infangato dal ricatto di una minoranza di facinorosi che, con metodi squadristi e linguaggi inaccettabili, tengono sotto scacco la maggioranza del Senato accademico». Partendo anche da qui, nel corso della conferenza Mantelli ha denunciato «l’atteggiamento opportunistico» di alcuni rettori e dirigenze universitarie di fronte alle campagne anti-israeliane promosse da gruppi come Cambiare Rotta. Tutto «fuorché un’organizzazione spontanea», sottolinea l’ex docente. Non è in discussione «la legittimità della sua esistenza», precisa lo storico, ma è importante capire «chi c’è a monte, chi finanzia questa rete».