7 OTTOBRE – Milano ebraica non dimentica. Il grazie di Meghnagi
Hasbani loda coerenza di Cenati e Nahum

Centinaia di persone nella sinagoga di via Guastalla per chiedere di «non dimenticare il 7 ottobre». A sei mesi dalle stragi di Hamas, la Comunità ebraica di Milano si è mobilitata per ricordare alla società quale sia l’origine del conflitto in corso a Gaza: i massacri e i rapimenti compiuti dai terroristi palestinesi. «Molti l’hanno dimenticato», osserva con amarezza il rabbino capo di Milano, Alfonso Arbib. «Dopo l’ondata di solidarietà iniziale, siamo di fronte a una rimozione. Abbiamo un aumento molto forte dell’antisemitismo e ci sentiamo soli», aggiunge il rav. Una solitudine in parte alleviata, sottolinea Walker Meghnagi, dalla partecipazione in sinagoga. «Grazie per essere qui», afferma il presidente degli ebrei milanesi. Davanti a lui, a riempiere il tempio, c’erano molti membri della comunità ebraica, ma anche rappresentanti della politica locale, delle diverse fedi, della società civile. «Il 7 ottobre è stata la più grave strage di ebrei dopo la Shoah. Bisogna fare in fretta e distruggere Hamas», sottolinea Meghnagi.
Tutti i presenti si alzano in piedi per salutare e applaudire l’ingresso della senatrice a vita Liliana Segre. L’altro lungo applauso arriva dopo le parole del vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Milo Hasbani. «Voglio ringraziare Roberto Cenati e Daniele Nahum». Il primo ha lasciato la presidenza dell’Anpi Milano, il secondo, consigliere comunale, il Pd. Entrambi per lo stesso motivo, evidenzia Hasbani: «Non hanno accettato che si usasse in modo distorto il termine genocidio per quello che sta avvenendo a Gaza».
Molte le voci che si alternano nel corso della serata. La preoccupazione è il filo conduttore, sia per le distorsioni contro Israele sia per il riemergere dell’antisemitismo. Due elementi che coincidono, sottolinea tra gli altri Anna Tognotti, in rappresentanza dell’Unione giovani ebrei d’Italia. «Anche noi stiamo combattendo la nostra battaglia sottile e non violenta. Una battaglia di democrazia e diritti civili che ha luogo nelle aule e nelle strade quando dobbiamo nascondere le nostre abitudini, rivedere le nostre amicizie e quando non ci sentiamo sicuri all’interno delle nostre università», afferma Tognotti.
A concludere l’appuntamento, una tavola rotonda fra direttori e grandi firme dei maggiori giornali italiani.