ART. 3 – A Firenze l’attenzione sul dialogo,
l’opposto del boicottaggio

Nel giorno in cui oltre 200 tra docenti, ricercatori e dipendenti dell’Università di Firenze hanno chiesto il boicottaggio delle collaborazioni con Israele, dall’aula magna del rettorato del medesimo ateneo è stato lanciato un messaggio di segno opposto. «Il boicottaggio è la cosa più assurda che abbiamo sentito in questo periodo, chiederlo e purtroppo accordarlo come è successo in alcune università non favorisce il sapere, né la pace», ha affermato la presidente Ucei Noemi Di Segni nel corso dell’evento conclusivo del progetto “Articolo 3 – Diversi tra uguali” per i 75 anni della Costituzione, dedicato al tema “Società e responsabilità”. Un incontro fissato da tempo, ben prima del 7 ottobre, ma che ha assunto oggi una inevitabile e ulteriore declinazione legata alla stretta attualità. «Riceviamo ogni giorno un grido d’allarme che rimette in discussione la funzione sociale dell’università», ha accusato Di Segni. «Io non ho risposte assolute, ma c’è senz’altro un dolore immenso quando si capisce che quel tipo di responsabilità viene abusata, quando c’è un appiattimento su parole e linguaggi che di scientifico non hanno niente».
Il dialogo «è la garanzia di uguaglianza, il dialogo è il linguaggio della relazione», aveva detto in precedenza la magnifica rettrice Alessandra Petrucci nel suo saluto introduttivo, sottolineando come il confronto debba essere «il generatore di valori positivi» che attecchiscono sulle società in senso esteso. Di confronto ha parlato anche il presidente della Comunità ebraica fiorentina Enrico Fink, che ha ricordato come l’esperienza ebraica in Italia abbia attraversato «tutte le gradazioni possibili» di «uguaglianza», dalla separazione nei ghetti all’estremo opposto dell’assimilazione. La sfida, ha evidenziato, è quella di «una diversità che vive con orgoglio la sua identità e si sente parte di un tutto, in un dialogo sempre aperto: l’ebraismo ha molto da insegnare al riguardo». Secondo l’attore Stefano Massini, intervenuto in apertura, « l’uguaglianza continua ad essere qualcosa per cui la storia del tempo è in ritardo». A detta di Massini, «ogni volta che cerchi di spiegare la disuguaglianza a un bambino crolli, non ci riesci, perché è una forma deteriore di conoscenza cui si approda in un momento in cui i traumi della vita ti hanno portato a differenziare invece di accogliere».
Considerazioni contestate dal rabbino capo di Roma, rav Riccardo Di Segni: «Compito dell’essere umano è mettere a posto le cose che non vanno bene, il disordine, esercitando uno spirito critico nei confronti della società e rifiutando la retorica, i luoghi comuni, le banalità. Come quella secondo cui i bambini non conoscerebbero le ingiustizie. I bambini vanno educati e siamo noi a dovere intervenire». Il rav si è scagliato anche contro una certa «retorica sui muri» come ostacolo all’uguaglianza, argomento anch’esso sollevato da Massini, perché «ognuno deve avere un confine e deve saper rispettare il confine dell’altro». Rispetto al tema dell’incontro, che era moderato dal docente di Filosofia morale dell’Università di Pisa Adriano Fabris, il rav ha detto «che noi siamo qui a rivendicare quanto diceva rav Jonathan Sacks: le Costituzioni sono scritte nelle lingue locali, ma hanno spesso un accento ebraico». Accanto alla presidente Ucei e al rabbino capo di Roma c’era la docente di Storia del diritto medioevale e moderno dell’ateneo Irene Stolzi, che ha citato la risposta data dall’allora presidente della Coste costituzionale Paolo Grossi a chi, alcuni anni fa, chiese che il termine “razza” fosse tolto dall’articolo terzo della legge fondamentale dello Stato. Grossi si proclamò contrario «essenzialmente per due ragioni: perché era bene che la Costituzione recasse traccia netta della sua provenienza, del suo essere figlia di un paese che nel 1938 aveva promulgato le leggi razziste; e poi come monito per il futuro, come parola scolpita perché sia chiaro che il cammino contro il razzismo non è ancora concluso». Altri stimoli sono arrivati da Saul Meghnagi, coordinatore della Commissione cultura Ucei, che ha illustrato la cronologia dei progetti avviati dall’Unione in tema di uguaglianza e di contrasto «alle parole malate» che si fanno largo nel discorso pubblico come «apartheid e genocidio». E da Amedeo Spagnoletto, direttore del Museo dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Il Meis ha partecipato al progetto allestendo dei laboratori didattici rivolti alle scuole, in collaborazione con Coopculture. Prima «hanno lavorato i giovani», ha raccontato Spagnoletto. «Poi è stato il turno degli adulti».