DAI GIORNALI DI OGGI
Bokertov 9 aprile 2024

«Se l’Iran ci attaccherà direttamente, noi attaccheremo l’Iran. E se saranno le milizie alleate dell’Iran a farlo, come rappresaglia per la distruzione del consolato a Damasco, attaccheremo anche loro», annuncia il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz in una intervista con Repubblica. Il ministro, a Roma insieme ad alcuni familiari di ostaggi, parla anche del loro possibile rilascio e di come ciò inciderà sulla guerra. Se a Gaza ci sarà un temporaneo cessate il fuoco «l’Idf non entrerà a Rafah», ma lo farà comunque «in futuro, a tempo debito». Si sbaglia Hamas, insiste, se «pensa che non lo faremo».

«La comunità internazionale non ha fatto abbastanza» per gli ostaggi, denuncia Ashley Waxman Bakshi, cugina della 19enne Agam Berger da sei mesi a Gaza. La donna chiede che si facciano più pressioni su Hamas e ammette di essere «in conflitto: da un lato vorrei che i miei familiari prigionieri tornassero a casa e dall’altra ho dei figli e ho bisogno che siano difesi; non voglio che migliaia di terroristi invadano le strade di Tel Aviv».

Il Corriere della Sera intervista Evan Osnos, giornalista e biografo del presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Secondo Osnos tre eventualità potrebbero portare l’amministrazione americana a porre delle condizioni sugli aiuti militari a Israele: «Una è l’invasione di Rafah, la seconda probabilmente è un fallimento nel proteggere gli operatori umanitari, la terza è il rifiuto di un accordo ragionevole per gli ostaggi e il cessate il fuoco».

Nuovi appelli per il boicottaggio negli atenei. Ieri è stato il turno di 200 tra docenti, ricercatori e dipendenti dell’Università di Firenze. «Università, 200 no al bando con Israele», titola il Corriere Fiorentino. A loro ha indirettamente risposto la presidente Ucei Noemi Di Segni, intervenendo a Firenze all’iniziativa conclusiva del progetto “Art.3: diversi tra uguali”. Il boicottaggio, ha affermato, «è la cosa più assurda che abbiamo sentito pretendere, chiedere, purtroppo accordare in queste settimane: è esattamente quello che non favorisce dialogo, pace, sapere e approfondimento».

Luigi Ambrosio, il rettore della Normale di Pisa, difende sulla Stampa la mozione che invita a rivedere gli accordi con Israele. Per Ambrosio «in un contesto bellico come quello attuale, con diversi fronti aperti ed eventi che sentiamo come vicini sia perché ci coinvolgono seppur non direttamente sia per la forte copertura mediatica che ricevono, mi sembra del tutto normale che la sensibilità su questi temi sia fortemente aumentata».

Repubblica propone un reportage dall’Università di Torino, «dov’è nata la protesta» anti-Israele. Vari i gruppi propal in azione. Tra loro gli studenti di Cambiare rotta, che sono «parte della Rete dei comunisti, vicini ai sindacati di base e a Potere al popolo, amici di Chef Rubio, capaci di mettersi ora alla guida delle proteste in 25 atenei oggi chiamati allo sciopero e a presidi di piazza, Roma in testa, davanti alla Farnesina».

«I rettori italiani pavidi imparino dal loro collega americano sotto scorta», esorta il Foglio. In un articolo si racconta che Jonathan Holloway, il rettore della Rutgers University, «ha avuto bisogno di una scorta della polizia per uscire in sicurezza da una riunione del municipio diventata la scena di un pandemonio dopo che gli studenti anti israeliani si sono rifiutati di lasciarlo parlare» per non essersi piegato alla loro richiesta di boicottaggio.

I giornali continuano a registrare le preoccupazioni dei giovani ebrei d’Italia. «Dal 7 ottobre in poi nelle università e nelle scuole superiori italiane il seme dell’odio antisemita sta attecchendo sempre di più», dichiara il presidente dell’Ugei Luca Spizzichino al Foglio. Anna Tognotti, consigliere Ugei, spiega a Repubblica: «Abbiamo fatto un sondaggio e quasi 9 persone su 10 tra i ragazzi ebrei hanno cambiato le loro abitudini».

Il Nicaragua ha portato la Germania alla corte dell’Aia, con l’accusa di aiutare Israele “nel genocidio” a Gaza. «Ortega e il suo governo sono stati di recente accusati da avvocati dei diritti umani sostenuti dall’Onu di abusi sistematici che “equivalgono a crimini contro l’umanità”», riporta tra gli altri il Corriere. «Questo è il Paese che porta in causa la Germania. Nondimeno, il processo è non solo valido, ma condotto secondo le migliori procedure».