CULTURA – Biblioteca Nazionale, nei libri la memoria e il futuro di Israele
L’inaugurazione è stata rimandata di qualche giorno a causa della guerra ed è stata inevitabilmente in tono minore. Ma «è stato importante esserci, per testimoniare l’amore di questo popolo per il libro, anche nei momenti più duri», racconta a Pagine Ebraiche Chaim Neria, responsabile della sezione Judaica della Biblioteca Nazionale d’Israele. La prestigiosa istituzione culturale ha ora una nuova sede, con un impianto architettonico avveniristico a cura dello studio svizzero Herzog & de Meuron. I primi visitatori hanno potuto fruirne dal 29 ottobre, quando l’edificio ha aperto al pubblico e svelato i suoi tesori: oltre quattro milioni di libri, giornali, fotografie e molto altro ancora, distribuiti su un totale di 46 mila metri quadrati. Undici i piani, cinque dei quali interrati.
«Allo Yad Vashem, il Memoriale della Shoah non distante da qui, possiamo vedere cosa il mondo ci ha fatto non troppo tempo fa. Visitando la Biblioteca Nazionale, si può invece toccare con mano cosa noi abbiamo dato al mondo nell’arco dei secoli e millenni», rivendica con orgoglio Neria, che si è formato in retorica, filosofia ed etica ebraica nel Medioevo ed è stato per molti anni a capo del Dipartimento strategico della Presidenza della Repubblica. «La nostra», afferma, «è una delle istituzioni nazionali più antiche del popolo ebraico: è stata fondata nel 1892, quando l’idea di uno Stato appariva ancora una lontana chimera».
Ad evidenziarne la centralità nella storia del paese è anche la nuova collocazione tra il Parlamento e il Museo d’Israele con il suo iconico Santuario del Libro, la casa dei famosi rotoli rinvenuti a Qumran nel 1947. «Due sono le nostre priorità», dice Neria. «Da una parte preservare l’enorme quantità di documenti e materiale di cui siamo custodi, dall’altra educare il pubblico a una maggiore consapevolezza della nostra storia ed eredità culturale». Per farlo «la Biblioteca Nazionale ha investito con forza anche sul digitale, rendendo fruibile una parte significativa del proprio archivio: con pochi click si accede oggi a molto più materiale di un tempo».
È una missione senza confini: «Di ogni libro che viene stampato in Israele acquisiamo una copia, ma il nostro orizzonte è il mondo ebraico nella sua totalità, con task force in azione in più paesi e continenti». Alcuni progetti riguardano l’Italia. Ad esempio I-TalYa Books, dedicato alla catalogazione del patrimonio librario ebraico. Iniziativa che già conta alcune decine di migliaia di libri digitalizzati e di cui è a capo l’Ucei, con partner anche la Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, la Rothschild Foundation Hanadiv Europe e la Fondazione per i beni culturali ebraici in Italia. «Speriamo di rafforzare ancora di più la collaborazione», sottolinea Neria, che ha da poco acquisito un patrimonio straordinario: oltre 45 mila manoscritti che aprono prospettive in parte inedite sulla storia e la vita ebraica in Yemen. A donarli, i discendenti di un macellaio yemenita morto nel 1998 che aveva dedicato oltre cinquant’anni della propria vita ad accumularli e studiarli, mettendo in salvo anche alcune traduzioni in giudeo-yemenita dei lavori di Maimonide, uno dei giganti del pensiero ebraico. Una sezione, spiega Neria, «è dedicata inoltre all’islamistica, perché i nostri padri fondatori avevano ben chiara la necessità di conoscere le culture che vivono intorno a noi e con cui siamo in relazione».
Molte iniziative sono oggi dedicate al 7 ottobre e all’elaborazione del trauma. «Vogliamo raccogliere quanto più possibile, non solo da Israele ma anche dalla Diaspora: articoli, foto, documentazione di iniziative che si sono svolte e ancora si svolgeranno. Ci aspettiamo un contributo anche dall’Italia. Anzi, ne approfitto per un appello ai lettori di Pagine Ebraiche: contattateci, lavoriamo insieme».
Adam Smulevich
(Foto: Dafna Arnon)