ISRAELE – Daniela Fubini: Notte di angoscia aspettando i missili iraniani
Torinese di nascita, israeliana di adozione, Daniela Fubini vive in un moshav a dodici chilometri da Gaza. Anche lì, stanotte, non si è dormito. «Quando c’è un attacco missilistico da Gaza, la nostra “normalità” è quella dei 30 secondi a disposizione per rifugiarci in un mamad, la stanza sicura dentro casa», racconta Fubini. «Questa volta è stato diverso. Sapevamo di questi droni da ore e abbiamo avuto il tempo di prepararci. Non ci era mai successo, è stato straniante ma non meno angosciante». E così, come in tutti gli altri mamad del paese, «abbiamo messo acqua, frutta e degli spuntini, ma anche dei giochi per intrattenere nostro figlio piccolo».
Torinese di nascita, israeliana di adozione, Daniela Fubini vive in un moshav a dodici chilometri da Gaza. Anche lì, stanotte, non si è dormito. «Quando c’è un attacco missilistico da Gaza, la nostra “normalità” è quella dei 30 secondi a disposizione per rifugiarci in un mamad, la stanza sicura dentro casa», racconta Fubini. «Questa volta è stato diverso. Sapevamo di questi droni da ore e abbiamo avuto il tempo di prepararci. Non ci era mai successo, è stato straniante ma non meno angosciante». E così, come in tutti gli altri mamad del paese, «abbiamo messo acqua, frutta e degli spuntini, ma anche dei giochi per intrattenere nostro figlio piccolo». Per fortuna non è stato necessario usare la stanza sicura, almeno stavolta, perché prima i droni iraniani e poi i missili scagliati da Teheran erano puntati su altri obiettivi. Resta comunque «una notte da incubo, accompagnata dal rombo costante degli aerei da guerra: hanno volato a ciclo continuo sopra di noi».
Nei prossimi giorni Daniela, suo marito e il loro figlioletto dovrebbero prendere un aereo per le vacanze di Pesach, la Pasqua ebraica. Il mamad non a caso «era stipato di valigie e di tutto il necessario per un viaggio: in questo senso mi conforta la riapertura dell’aeroporto Ben Gurion, il segno che la situazione dovrebbe essersi calmata». Le prime avvisaglie del fatto che non sarebbe stata una notte ordinaria sono arrivate nel pomeriggio, «con le notizie che parlavano della decisione presa dal presidente Usa Joe Biden di tornare di corsa a Washington». Poi, finito Shabbat, con la famiglia riunita a tavola, «sono arrivate le prime notifiche della protezione civile, che disponevano la chiusura di scuole e asili, anche quelli privati; il messaggio, in sintesi, è stato: Barricatevi in casa». Da questa notte difficile, Fubini trae un elemento di possibile speranza: «La Giordania, atterrando i droni, ha dimostrato di non essere prona alla furia anti-israeliana dell’Iran. Uno spunto forse interessante per il futuro della regione»
a.s.